Opzione Donna, non basterà avere 60 anni per andare in pensione nel 2023: il Governo fa marcia indietro. Nel testo presentato alla Camera, infatti, l’Esecutivo ha inserito una serie di “paletti” che limitano l’accesso a Opzione Donna rispetto a quanto fatto trapelare nei giorni scorsi.
Si tratta di vere e proprie novità anche rispetto a quanto stabilito nel decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4 del Governo Conte I. Vediamole.
Opzioni Donna: quali condizioni per la pensione
Il testo presentato alla Camera applica Opzione Donna limitatamente ai soggetti che hanno maturato entro il 31 dicembre 2022, congiuntamente all’anzianità contributiva pari o superiore a trentacinque anni, un’età anagrafica di sessanta anni. L’età sarà ridotta di un anno per ogni figlio nel limite massimo di due anni.
Tuttavia, potranno avere accesso a Opzione Donna solo le donne che si trovano in una delle seguenti condizioni:
- assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità oppure un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i settanta anni di età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti;
- hanno una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell’invalidità civile, superiore o uguale al 74%;
- sono lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa.
Insomma, con queste nuove condizioni è facilmente intuibile come la platea delle donne che potranno accedere a Opzione donna sia drasticamente ridotta e limitata.