Scuola e Manovra, si sa, non sempre ‘vanno d’accordo’. Le leggi di Stabilità non sempre portano miglioramenti al sistema dell’istruzione. Come accade anche in occasione della Manovra per il 2023.
Nel documento che il Governo ha presentato in Parlamento per l’approvazione, infatti, si registra un taglio consistente alla spesa per l’Istruzione ed in particolare un taglio che mette in discussione l’esistenza degli Istituti. Circa 700 Scuole rischiano la chiusure nei giro di 2 anni.
A farne le spese, secondo quando mette in luce Collettiva.it, saranno quelle di più piccole dimensioni e quindi anche il personale (docenti e Ata) lì impiegato.
Ecco quanto si legge sul quotidiano on-line della Cgil:
“La parte più dolorosa (l’articolo 99) prevede una nuova ondata di accorpamenti tra istituti scolastici che, attacca la Flc Cgil, “potrà portare alla scomparsa, già nei prossimi due anni, di oltre 700 unità scolastiche”. A questo “risultato” si arriva innalzando gli attuali parametri minimi per la costituzione delle autonomie scolastiche che passano da 600 a 900-1.000 alunni. In questo modo verranno ridotti i posti di organico di oltre 1.400 dirigenti scolastici e Dsga, una riduzione che proiettata al 2031-2032 significa il passaggio da 8.136 a 6.885 istituti. Come ha commentato il segretario generale della Flc Cgil, Francesco Sinopoli, in un’intervista su il Fatto Quotidiano, l’operazione “si configura nei fatti come un vero e proprio taglio che ancora una volta andrà a colpire le Regioni e i territori più deboli. Invece di potenziarle e sostenerle le affossano, senza investimenti e con una riduzione delle risorse”.
Le scuole con meno 900-1.000 alunni, quindi, sarebbero le prime a “cadere” per effetto dei tagli alla Spesa disposta dall’Esecutivo per il 2023 e il 2024. Conseguentemente, continuerebbero a sopravvivere solo quelle che hanno le caratteristiche dimensionali al di sopra di tale soglia.