L’aumento delle pensioni ci sarà in relazione all’inflazione, ma non sarà per tutti uguali. A beneficiare della rivalutazione delle pensioni in maniera piena saranno soltanto i pensionati più poveri.
Chi prende fino a quattro volte il minimo pensionistico vedrà aumentare la pensione del 100%, per tutti gli altri l’aumento andrà dall’80% al 35%. La conseguenza è che i pensionati con l’assegno anche poco più alto di quattro volte il minimo dovranno rinunciare a una cifra che si aggira sui 100 euro al mese.
Pensionati che comunque non navigano nell’oro potrebbero quindi ritrovarsi in seria difficoltà economica. È l’allarme che lancia Luigi Sbarra, Segretario Generale CISL, a Il Giornale nell’edizione di venerdì 2 dicembre.
«Se non vogliamo che il ceto medio scivoli ulteriormente nella fragilità bisogna modificare lo stop alla rivalutazione di pensioni sopra i 2.100 e rafforzare l’ampliamento del taglio del cuneo ai redditi fino a 20mila euro. Chiediamo di ristabilire la piena perequazione per le pensioni da quattro volte il trattamento minimo: non parliamo di assegni d’oro e neanche d’argento, ma di ex operai, insegnanti, impiegati pubblici e privati.››
A risentire più di tutti gli altri il peso della mancata rivalutazione piena saranno quindi 3 categorie di pensionati: operai, insegnanti e impiegati. Persone che devono fare i conti con inflazione, caro bollette e caro spesa ma che, a differenza delle altre, avranno meno armi per combattere.