Opzione Donna, in pensione a 60 anni d’età con 35 o 37 anni di contributi: Governo e maggioranza vicini all’accordo.
Sembra dunque essere accantonata la proposta di prepensionamento in base al numero dei figli. Non è ancora totalmente esclusa, invece, l’idea di mandare in pensione in anticipo le donne che sono o assistono disabili o sono dipendenti di un’azienda in crisi.
Lo si apprende dall’edizione online de Il Messaggero in edicola oggi che riporta:
“Anche per il pensionamento anticipato delle donne, governo e maggioranza sarebbero vicini a una soluzione. I lavori tecnici per verificare le compatibilità finanziarie sono ancora in corso, ma il punto di caduta potrebbe essere l’uscita con il ricalcolo contributivo della pensione al raggiungimento dei 60 anni e con 35 o 37 anni di contribuzione alle spalle. Anche se rimane l’ipotesi di limitare l’uscita soltanto alle donne che rientrano nelle 4 categorie dell’Ape sociale, magari abbassando l’età a 58-59 anni e lasciando i 35 anni di contributi.”
Dunque, se la nuova Opzione donna sarà confermata nella versione descritta dal quotidiano, verrà meno la norma inserita nella legge di Bilancio del Governo e che subordina l’accesso al pensionamento anticipato soltanto a 3 categorie di donne, così come tramonterà anche la proposta di ridurre l’età anagrafica per accedere al prepensionamento in base al numero dei figli.