HomeEvidenzaAssunzioni Scuola 2022/23: 50% dei posti non assegnati e boom di precari

Assunzioni Scuola 2022/23: 50% dei posti non assegnati e boom di precari

Reclutamento anno scolastico 2022/23, sono meno della metà i posti vacanti che sono stati assegnati. A dirlo sono i numeri forniti alla Flc Cgil dal Ministero dell’Istruzione e del Merito riguardo le immissioni in ruolo e le supplenze dell’a.s. 2022/23.

Numeri che costituiscono una delle ragioni che stanno alla base degli scioperi proclamati dai sindacati della scuola che avranno il loro culmine nella giornata di domani. Ma vediamo nel dettaglio.

Immissioni in ruolo anno scolastico 2022/23: i dati

A fronte di un contingente di 94.130 posti, ne sono stati assegnati solo 42.979. I dati sono aggiornati al 7 novembre 2022 e contano:

  • le assunzioni a tempo indeterminato posto comune (23.261);
  • le assunzioni a tempo indeterminato per il sostegno (3.667);
  • le assunzioni GPS per il sostegno tempo determinato al 31 agosto (12.194);
  • le assunzioni concorso straordinario tempo determinato al 31 agosto (3.857);
  • i posti non assegnati ai ruoli (51.151).

Una parte dei posti vacanti e disponibili sono stati accantonati dagli Uffici Scolastici Regionali per portare avanti sino a dicembre le assunzioni dal concorso “straordinario bis”, tanto che dall’informativa del Ministero è possibile riscontrare come i contratti al 31 agosto si avvicinino, anche se non coincidano esattamente, col numero effettivo di posti vacanti. Probabilmente proprio per effetto degli accantonamenti.

Contratti a termine a.s. 2022/23: il caso delle supplenze

Aumentano i contratti al 30 giugno, quindi stipulati fino al termine delle attività didattiche. Tale crescita è connessa al progressivo aumento dei posti in deroga su sostegno (quelli attivati con contratti di supplenza), che quest’anno hanno già raggiunto 92.875 unità a fronte di un organico di diritto di sostegno di 117.170 posti.

L’abuso dei contratti a termine sul fronte delle supplenze rimane un elemento distintivo che tende a rimarcare il precariato storico, quello che eccede le fisiologiche sostituzioni del personale assente.

Un dato estremamente preoccupante a detta di Flc Cgil, che lo interpreta come la dimostrazione che la realtà della scuola sia oggi ingabbiata nei parametri di contenimento della spesa pubblica, tutti tesi a ridurre i costi dell’istruzione, invece che a inquadrarla come diritto costituzionale che lo Stato ha il compito di tutelare.

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