HomePoliticaReddito di Cittadinanza, M5S: le 10 Bufale del Governo

Reddito di Cittadinanza, M5S: le 10 Bufale del Governo

Dieci sono le ‘bufale’ raccontate dal Governo sul Reddito di Cittadinanza. Ne è convinto il Movimento 5 Stelle che in una nota critica il Governo che, da un lato smonta il sussidio attraverso la Manovra fino alla sua abrogazione nel 2024 e dall’altro continua la sua battaglia ideologica contro il sussidio.

In una legge di Bilancio pavida e senza coraggio, che aggrava le disuguaglianze sociali e allarga la forbice tra ricchi e poveri, il Governo Meloni ha inserito la cancellazione del Reddito di cittadinanza. Una decisione scellerata, che giunge dopo anni di fake news propalate dalla Destra e rilanciate da certa stampa. Una falsa narrazione smentita dai dati, volutamente ignorati per distorcere la realtà dei fatti. Ecco quindi smontate, una per una, tutte le bufale sul Rdc.

  1. “Il Reddito di cittadinanza è diventato un vitalizio”

Contrariamente a ciò che la Destra vuole far credere, questa affermazione è falsa. I dati dimostrano che il programma del Rdc ha una mobilità sostenuta, con un tasso di sostituzione di circa il 50%. Le permanenze sono soprattutto di chi ha maggiore distanza dal mercato del lavoro: minori, anziani, disabili e soggetti che non presentano rapporti di lavoro negli ultimi anni o che non ne hanno mai avuti.

  1. “Col Reddito di cittadinanza si danno soldi per non lavorare”

I dati dell’indagine della Corte dei Conti sul Funzionamento dei centri per l’impiego nell’ottica dello sviluppo del mercato del lavoro (aggiornati a ottobre 2020) smontano la teoria dei “divanisti”: 352mila percettori di Rdc hanno trovato un’occupazione, in 54mila casi a tempo indeterminato. In più, circa 200mila lavoratrici e lavoratori prendono il sussidio ad integrazione di bassi salari (cd. working poors).

  1. “Il taglio del Rdc non è un dramma, la gente vada a lavorare”

Il Governo si accanisce contro i cosiddetti “occupabili”, ossia oltre 600mila percettori di Rdc che nel 70,8% dei casi hanno un titolo di studio che non supera la terza media e la cui età avanzata (53mila sono over 60 e 135mila hanno fra 50 e 59 anni) li rende difficilmente ricollocabili in tempi brevi: soltanto uno su 10 è pronto per rientrare immediatamente nel mondo del lavoro. Dietro la promessa di presunti corsi di formazione, la certezza è che da agosto essi perderanno il sussidio.

  1. “Il Reddito di cittadinanza fa stare i giovani sul divano”

Se escludiamo quelli che prendono il Rdc in modo “indiretto”, ossia come componenti di un nucleo familiare, i giovani fra i 18 e i 29 anni beneficiari del sussidio in forma “autonoma” sono l’1,47% del totale dei percettori. Inoltre, secondo la nota dell’ANPAL di aprile 2022, tra i giovanissimi occupati e beneficiari la quota di chi lavora con contratto a tempo indeterminato o di apprendistato è del 50,6%. Individui che dunque prendono il Rdc per integrare lo stipendio, non per stare sul divano.

  1. “Il Reddito di cittadinanza ha tolto dal mercato gli stagionali”   

Basta consultare i dati dell’“Osservatorio sul precariato” dell’INPS per accorgersi di come questa sia un’altra bufala. Nel 2018, quando il Rdc non esisteva, furono assunti 654.498 stagionali; l’anno dopo il loro numero è salito a 759.094. Anche nel 2020, malgrado la pandemia, i contratti stagionali hanno superato quelli di due anni prima: 656.745. Nel 2021 si è registrato il record di lavoratori stagionali: ben 924.202. Fino ad agosto scorso, tali assunzioni sono state 820.798.

  1. “I Centri per l’impiego non funzionano”

Nel 2019, con il Governo Conte I, abbiamo varato un Piano di potenziamento dei Centri per l’impiego prevedendo l’assunzione di 11.600 nuovi operatori. Le Regioni, 14 delle quali governate dalla Destra, avrebbero dovuto completare il Piano (per la cui realizzazione è stato stanziato 1 miliardo di euro) entro il 2021. Ad agosto di quest’anno erano stati inserite nei Cpi solo 3.855 unità di personale; quattro Regioni (Basilicata, Calabria, Molise e Sicilia) erano ancora ferme a zero.  

  1. “Il Reddito di cittadinanza è metadone di Stato”

Il Rdc rappresenta un’àncora di salvataggio per milioni di persone, tra cui molti minori e disabili. I percettori devono spendere l’importo caricato sulla card entro un mese (solo una minima parte può essere prelevata in contanti) per l’acquisto di beni di prima necessità. Ciò vuol dire che queste risorse spingono l’economia: per l’INPS, il 41,5% dei beneficiari lo ha riversato principalmente sui consumi mentre il 39,4% lo ha usato per risanare i debiti. Altro che “metadone di Stato”!

  1. “Al Sud il Reddito di cittadinanza è un voto di scambio”

Il Rdc non è una misura esclusivamente appannaggio del Sud, come si vuole costantemente far credere: nel mese di ottobre, nel Centro-Nord lo hanno percepito 751.379 persone. A Milano, il più ricco fra i grandi Comuni italiani con 31.777 euro pro capite, 63.065 individui prendono il Reddito e la Pensione di cittadinanza, il 41% di tutta la Lombardia (152.268 individui). A Torino invece ci sono 64.415 percettori, il 60,5% di tutto il Piemonte (106.302 individui).

  1. “Il Reddito di cittadinanza è una truffa ai danni della Nazione” 

Siamo sempre stati intransigenti con chi percepisce il Rdc senza averne diritto, e per tale motivo abbiamo già chiesto e ottenuto un aumento dei controlli. Ma sulle truffe i numeri parlano chiaro e non accettiamo che i percettori vengano dipinti, indistintamente, come dei ladri. Fra il 2017 e il 2021, la Guardia di Finanza ha stimato 34 miliardi di euro di frodi contro lo Stato: di questi, solo lo 0,8% sono ascrivibili al Rdc. Ma di che cosa stiamo parlando?

  1. “Il Reddito di cittadinanza crea lavoro nero”

Secondo un report dell’ISTAT, nel 2019, primo anno di applicazione del Rdc, le unità di lavoro irregolare sono calate di oltre 57mila casi rispetto all’anno precedente. Nello stesso anno, ha spiegato ancora l’Istituto di Statistica, “l’incidenza del lavoro irregolare registra una riduzione diffusa nella maggior parte dei settori di attività economica”. Siamo di fronte all’ennesima polemica strumentale alzata da chi parla senza conoscere i numeri.

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