Opzione Donna, la pensione anticipata varrà solo per le donne disabili, che hanno un disabile in famiglia o che sono state licenziate per crisi aziendale. Requisiti ritenuti troppo stringenti e che il Governo e la maggioranza stanno dunque pensando di allargare.
Ristretta sarebbe pure l’opportunità di anticipare la pensione a seconda del numero di figli a carico, accessibile anch’essa alle sole 3 categorie di lavoratrici elencate sopra e che dunque limiterebbe l’accesso alla pensione con opzione donna a una platea di lavoratrici veramente limitata.
Per questo motivo, il Governo pensa a un’estensione della platea ma, allo stesso tempo per ridurre i costi, a un innalzamento dell’età anagrafica. Fa il punto della situazione il quotidiano Il Messaggero:
“Per quanto riguarda Opzione donna, è soprattutto il ministero del Lavoro a premere per una formulazione meno rigida rispetto a quella messa nero su bianco nella legge di Bilancio, che limita l’uscita flessibile e lavoratrici disabili oppure impegnate nella cura di parenti o ancora dipendenti di aziende in crisi. Il requisito di età è fissato a 60 anni con riduzione massima di due in base al numero di figli. Visto che si tratta comunque di una misura costosa la soluzione sarà probabilmente trovata a metà strada, magari con una soglia di età più alta.”
Insomma, per farla breve, il Ministero del Lavoro punta ad allargare Opzione donna rispetto alla versione ristretta appena approvata. D’altra parte, però, si pensa anche a innalzare l’età pensionabile.
Ma i tempi stringono, visto che la legge di Bilancio entrerà in vigore il 1° gennaio. Adesso, la versione va definita: agli aggiustamenti e ai ritocchi ci si penserà nelle prossime settimane.