Assunzioni 2023, le imprese cercano circa 500 mila lavoratori da integrare nel team operativo in questo primo mese dell’anno. Se si osserva il primo trimestre le previsioni salgono addirittura a 1,3 milioni.
I dati provengono dal bollettino pubblicato da Unioncamere-Anpal e scattano una diapositiva dell’Italia in netto miglioramento rispetto a gennaio 2022: si contano infatti circa 46 mila assunzioni in più (+10,1%), che salgono a quasi 149 mila se prendiamo come riferimento il trimestre gennaio-marzo 2022 (+12,9%).
Assunzioni 2023, quali settori cercano?
A trainare la domanda di lavoro ci sono i settori:
- manifatturiero, con un +17,8% e + 19 mila assunzioni;
- turismo, con + 21% e + 10 mila unità assunte;
- servizi operativi di supporto a imprese e persone, con un +17,7% e +7 mila assunzioni;
- servizi alle persone, con +7 mila assunzioni e +12,9% su base annua.
Purtroppo, le imprese evidenziano anche nuove difficoltà di reperimento di personale. Tra le motivazioni vanno per la maggiore la mancanza di candidati (indicata dal 27,8% delle imprese) e la loro preparazione inadeguata (secondo il 13,5% delle aziende).
In particolare, per le aziende le professioni più difficili da reperire sono:
- dirigenti (66,1%);
- operai specializzati (61,9%);
- tecnici (51,6%);
- conduttori di impianti (49,0%);
- professioni intellettuali, scientifiche e con elevata specializzazione (47,5%);
- professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi (41,0%).
Assunzioni 2023, in quali regioni?
A livello geografico, registrano segnali positivi il Sud (dove si prevedono 109 mila ingressi) e il Centro (+101 mila assunzioni previste), anche se a trainare la domanda di lavoro sono Nord Ovest e Nord Est, con rispettivamente oltre 171mila e circa 123mila assunzioni previste.
Rispetto a gennaio 2022, è la Lombardia che prevede più assunzioni di tutti, +12.300, seguita da Lazio, +4.820, Veneto e Campania con oltre 3.200 a testa.
Verranno proposti maggiormente contratti a tempo determinato (circa il 41,3% del totale). Tuttavia, 1 ingresso su 4 è a tempo indeterminato, a dimostrazione anche di un incremento delle trasformazioni dei rapporti a tempo determinato.