Smart working prorogato fino al 30 giugno per i dipendenti fragili sia pubblici che i privati, eppure questi ultimi avrebbero una condizione in più per potervi accedere.
Un emendamento della Lega al decreto Milleproroghe firmato nella giornata di giovedì 9 febbraio prolunga il lavoro agile per altri tre mesi, dal 31 marzo al 30 giugno: una possibilità a cui però possono accedere solo i dipendenti fragili.
Se però, nel settore pubblico l’accesso allo smart working è limitato quindi alla condizione di fragilità del lavoratore, nel settore privato, in aggiunta alla fragilità, sarebbe concesso il lavoro da remoto anche a un’altra categoria di dipendenti.
Smart Working 2023, cosa cambia tra pubblici e privati
L’emendamento che ha suscitato qualche critica è stato proposto dal PD, che ha esteso il ricorso allo smart working non solo ai lavoratori fragili ma anche a coloro che hanno figli sotto i 14 anni, anche quando il tema non è disciplinato da accordi aziendali. Critiche nate dal fatto che questa seconda condizione è limitata al settore privato.
Tale doppio trattamento, stando a quanto riporta Il Sole 24 Ore nell’edizione di venerdì 10 febbraio, sarebbe da ricondurre a motivi finanziari.
Nella Pubblica Amministrazione, infatti, il lavoro fragile ad ampio raggio richiede la copertura finanziaria indispensabile quando l’interessato è impiegato in attività impossibili a distanza, e quindi deve essere sostituito. Nel settore privato, invece, il problema non si pone.
Come scritto sopra, questa decisione ha suscitato non poche polemiche, anche se in realtà ai dipendenti pubblici poteva andare molto peggio. In un primo momento, infatti, proprio per via della mancata copertura finanziaria, il correttivo sui lavoratori fragili era stato bocciato, prima che la Ragioneria dello Stato intervenisse per risolvere il problema.
Il provvedimento andrà al voto dell’Aula martedì 14 febbraio, prima dal passaggio alla Camera per la ratifica.