Fuga dal lavoro pubblico e dai concorsi, titolava ieri il quotidiano Il Messaggero con un titolo da prima pagina.
Pronta la reazione dei sindacati con Uilpa in testa che prende di mira le condizioni di lavoro: la durata e il salario. Secondo il sindacato dei lavoratori del pubblico impiego, gli stipendi sono troppo bassi e non sufficientemente adeguati al costo della vita e alle professionalità. Inoltre i contratti a termine proposti dalla Pubblica Amministrazione, come nel caso dei concorsi PNRR, hanno disincentivato l’avvicinamento dei giovani a queste opportunità.
Ecco quanto scrive in proposito il quotidiano Avvenire in edicola oggi sulla posizione sindacale:
“La carenza di personale lamentata da tanti imprenditori del settore privato rischia di diventare un’emergenza anche per molte amministrazioni pubbliche soprattutto per le qualifiche tecniche per le quali ormai c’è una forte concorrenza tra i due settori. E la situazione va affrontata a breve dato che entro il 2030, secondo la Uilpa, potrebbero lasciare l’impiego pubblico verso la pensione circa 150mila persone l’anno pari a circa un milione nel complesso. La decisione del Governo – contenuta in una norma del decreto Pnrr – di stabilizzare dopo 15 mesi di lavoro 500 lavoratori a assunti per la realizzazione del Pnrr a tempo determinato con i profili economico, giuridico, statistico matematico, ingegneristico e ingegneristico gestionale (per i quali c’è maggiore scarsità) è legata all’aumento delle rinunce dei vincitori di concorsi per posti a tempo determinato per accettare posti a tempo indeterminato magari in altre amministrazioni. Ma come per il settore privato la risposta alla carenza di personale secondo i sindacati è nella maggiore stabilità del lavoro ma anche nelle retribuzioni che evidentemente sono troppo basse per determinare una scelta nella direzione del pubblico”.