Non si sa ancora quando finirà lo sciopero che i doppiatori italiani stanno portando avanti dallo scorso 21 febbraio, in segno di protesta per il mancato rinnovo di contratto scaduto ormai da 15 anni.
La mobilitazione non riguarda solo gli attori-doppiatori, ma anche altri addetti ai lavori del settore audiovisivo: il rischio è dunque quello che da qui a qualche mese si possa rimanere senza film e serie americani o stranieri in generale, soprattutto senza i prodotti non ancora doppiati.
A rilanciare il problema e ad approfondire meglio la situazione è La Stampa, nell’edizione in edicola lunedì 6 marzo:
“Con gli attori-doppiatori hanno spento i microfoni anche direttori del doppiaggio, assistenti e adattatori, sincronizzatori e fonici. Il loro esempio ha innescato rivendicazioni e conflittualità anche in altri comparti del cineaudiovisivo: troupe, stuntmen, generici sono scesi anche loro sul sentiero di guerra, alle prese con gli stessi problemi di contratti scaduti, compensi ridotti, tutele e welfare risicati. Anche gli attori sono della partita. Con una differenza: loro un contratto non l’hanno mai avuto. Tutti pensano ai big senza problemi economici, ma dietro c’è una massa che sta sempre peggio.”
Insomma, se i volti noti grandi problemi non ne hanno, la situazione si fa sempre più dura per coloro che muovono la macchina del cinema da dietro le quinte. L’assemblea indetta dalle sigle sindacali dello spettacolo Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil lo scorso 4 marzo ha fatto rumore (ci sono state una grande partecipazione e dichiarazioni di solidarietà), ma alla fine nessuna decisione concreta.
ANICA, dal canto suo, ha fatto sapere di ‹‹essere impegnata nelle trattative sindacali per giungere ad accordi soddisfacenti per tutti, adeguati al mercato e alle giuste istanze dei lavoratori›› e che nel corso dei prossimi incontri fra le parti sociali per il Ccnl dei doppiatori e per il contratto delle troupe si pone ‹‹l’obiettivo di determinare i compensi minimi per ogni lavoratore e individuare i criteri e le modalità per un aumento delle retribuzioni condiviso tra le parti››.