Servizio Civile Universale 2023, i numeri non fanno essere troppo entusiasti dei risultati raggiunti: le candidature inviate, infatti, non hanno superato di tanto i posti disponibili.
Alla fine del 2022 il governo ha messo a bando più di 71 mila posti, ma solo 105 mila giovani hanno risposto: il 5,5% in meno rispetto all’anno precedente che prevedeva meno posti (56 mila). Inoltre, molti progetti sono stati disertati, soprattutto al Nord.
L’indagine è del Corriere della Sera, che intervistando un po’ di addetti ai lavori ha cercato di spiegare le ragioni di tale flop. Flop che in parte era annunciato. Vediamo.
Servizio Civile 2023: perché non ha funzionato?
Tra le motivazioni della scarsa affluenza al Servizio Civile c’è sicuramente la poca comunicazione: la pubblicità, per esempio, viene fatta solo a ridosso delle scadenze dei bandi.
Inoltre, il meccanismo prevede tempi troppo lunghi: dal momento della pubblicazione del bando all’avvio del servizio passa troppo tempo, durante il quale possono cambiare le cose e possono aprirsi nuove opportunità. Un aspetto, quest’ultimo, confermato anche dai numeri: un 5% dei giovani molla dopo l’entrata in servizio, mentre un 30% di coloro che hanno presentato domanda nemmeno si presenta ai colloqui di selezione.
Infine, non è da sottovalutare l’aspetto economico: «In tanti lo fanno perché hanno anche una necessità economica e se incontrano nel frattempo un lavoro con una retribuzione un po’ più soddisfacente rispetto ai 440 euro al mese per 25 ore scelgono quello», racconta al Corriere della Sera un giovane che ha svolto il servizio civile in passato.
In effetti, basti pensare che nel 2010 il rimborso mensile era pari a 433,80 euro: in pratica, in 13 anni la cifra è salita di soli 6,2 euro. In molte Regioni anche con un’esperienza di stage si guadagna di più. Aumentare la rimborso oltre i 440 euro farebbe senza dubbio crescere l’interesse e la partecipazione.
