Rider costretti a versare una somma consistente del loro guadagno agli intermediari delle piattaforme di food delivery per assicurarsi la permanenza sulle piattaforme stesse. È quanto venuto a galla da un’operazione condotta su tutto il territorio italiano dai carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro, iniziata a luglio 2022 e terminata lo scorso 25 marzo.
Dall’indagine sono emerse nuove forme di sfruttamento lavorativo nel settore della cosiddetta Gig economy: una sorta di caporalato digitale per intendersi, che ha portato all’identificazione di oltre 1.600 rider, 92 cessioni illecite di account e al sequestro di 22 mezzi modificati con batterie posticce.
Tutto si basava sulla cessione fittizia e a pagamento degli account necessari per iscriversi alle app di delivery. Le identità virtuali venivano create, spesso con documenti falsi, e cedute ai rider arrivati magari da poco in Italia e disposti ad accettare compromessi pur di lavorare.
“Abbiamo effettuato controlli in tutta Italia per tutelare i lavoratori rider dalle nuove forme di sfruttamento, note come caporalato digitale, realizzato attraverso cessioni di account per accedere alle piattaforme di food delivery dietro la corresponsione al titolare dell’account di una quota percentuale del guadagno giornaliero del lavoratore che effettua materialmente la consegna – spiega il Generale Antonio Bandiera, comandante del comando carabinieri per la tutela del lavoro – Così è stata verificata la presenza del fenomeno sull’intero territorio nazionale concentrato soprattutto nel centro-Nord Italia e interessante esclusivamente lavoratori stranieri: è emerso che l’11% dei rider stranieri lavorano in cessione di account“.
L’operazione ha interessato 823 lavoratori stranieri e portato all’accertamento di 23 prestazioni lavorative fornite da persone con permesso di soggiorno irregolare. Complimenti per l’operato svolto dalle Forze dell’Ordine sono giunti anche dalla Ministra del Lavoro Marina Calderone.