Aumenti di Stipendio in arrivo, lo dice il Governo nel Documento di programmazione economico-finanziaria – DEF licenziato ieri dal Consiglio dei Ministri.
Dopo il pressing dei sindacati, che chiedevano a Giorgia Meloni di mettere in campo misure per la difesa del potere di acquisto dei lavoratori, l’Esecutivo fa recapitare alla ‘triplice’ (Cgil Cisl Uil), ma anche ai sindacati di base impegnati in un pressing a colpi di sciopero, questo messaggio: gli aumenti ci saranno ma saranno limitati al 2023. E’ quanto fa rilevare il quotidiano Il Sole 24 Ore in edicola oggi.
Buste paga, novità Governo Meloni
Innanzitutto va chiarito che il tipo di misura è la stessa già vista con Draghi nel 2022 e riconfermata con la prima Legge di Bilancio del Governo Meloni: riduzione del cuneo fiscale, cioè dei contributi che gravano sul lavoratore, in modo da far salire il netto in busta.
“I tre miliardi che si liberano quest’anno – scrive ‘Il Sole’ – grazie alla piccola divaricazione fra deficit tendenziale al 4,35% e programmatico al 4,5% nel Documento di economia e finanza approvato ieri dal consiglio dei ministri saranno indirizzati a un nuovo taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti con reddito medio-basso”. Reddito medio-basso significa, se il Governo intende ribadire quanto previsto dalla legge di bilancio per il 2023, coinvolgere redditi fino a 35.000 euro
“La cifra che servirà a finanziare ‘un provvedimento di prossima attuazione’, come filtrato dalla riunione di governo, non è leggera se si considerano due aspetti: l’ultima legge di bilancio ha destinato allo stesso scopo poco meno di 5 miliardi di euro, rinforzando le misure già prese l’anno scorso dal governo Draghi con 3 miliardi, ma i nuovi fondi si concentreranno su base verosimilmente semestrale. L’effetto sulla singola busta paga quindi oltre a sommarsi a quelli prodotti dalla manovra 2023, potrebbe rivelarsi anche più intenso”.
Insomma gli aumenti potrebbero arrivare da giugno e fino a dicembre 2023, con una percentuale di taglio dei contributi che, anche qui, potrebbe variare in base alla fascia reddituale e andrà a sommarsi agli “aumenti” già prodotti dalla misura dell’esonero contributivo previsto dalla legge di Bilancio. Per il 2023 infatti è già previsto un taglio del 3% fino a 25.000 euro e del 2% da 25 a 35.000 euro.