Aumenti Stipendio Decreto 1° maggio: ecco i dettagli [TABELLE]

Soldi

Alcuni giorni fa sono stati proposti, da parte del governo, cospicui aumenti a partire dal mese di maggio.

Gli “aumenti” sarebbero ricavati dal taglio dell’1% del cuneo fiscale: in pratica i contributi previdenziali vengono abbattuti di un ulteriore 1% per la quota a carico dei lavoratori – pubblici e privati – che viene presa in carico dallo Stato.

Il taglio del cuneo fiscale non è un aumento di stipendio.

Parlare di aumento di stipendio, pertanto, è un termine improprio perché non aumenta lo stipendio ma, appunto il lordo a disposizione come si evince da questa tabella:

Con un imponibile previdenziale di 2mila euro, l’incremento stipendiale netto di un dipendente ammonta a 15 euro.

Adesso passiamo dal punto di vista del dipendente e mettiamoci nei panni del Governo, che deve attenersi a vincoli di bilancio:

Dal punto di vista dello Stato, i venti euro di aumento lordo corrispondono a 15 euro di aumento netto. Lo Stato, recuperando 5 euro dalle imposte, ha un’uscita effettiva di 15 euro senza ulteriori spese.

Ipotesi alternativa: e se si fosse agito sullo stipendio lordo?

Se l’esecutivo avesse agito, anziché sul cuneo fiscale, incrementando gli emolumenti lordi del dipendente i risultati sarebbero stati questi:

Incrementando di 20 euro il lordo, lo Stato spende 23,24 mentre il dipendente incassa 13,33. Lo Stato risparmia 8,24 euro a persona, il dipendente perde 1,67 euro rispetto all’ipotesi precedente.

Diminuzione del cuneo fiscale: più vantaggi per lo Stato o per il cittadino?

Con la diminuzione del cuneo fiscale, ci sono più vantaggi per le casse dello Stato o per i lavoratori dipendenti? Per rispondere a questa domanda abbiamo preferito riassumere i concetti in una tabella:

Come possiamo notare, i vantaggi sono tutti per lo Stato. Per il dipendente, essendo l’aumento sul netto, non ci sono benefici nel lungo periodo in quanto l’incremento del netto non ha alcun vantaggio in un’ottica pensionistica.

Riassumendo, il cuneo fiscale, al di là di ogni considerazione politica, rappresenta una modalità molto economica, per lo Stato, di incrementare il netto ai dipendenti senza vincolare il futuro.

C’è da dire, tuttavia, che un incremento di una decina di euro è insufficiente per sostenere costi crescenti come gli affitti, l’aumento dei tassi dei mutui, utenze, ecc..

Sarebbe quindi opportuno pertanto, accanto al cuneo fiscale, finanziare anche veri aumenti di stipendio per consentire ai dipendenti di godersi, oltre all’uovo oggi, qualcosa di più concreto nel futuro.