Pensioni, più facile unificare i contributi pagati a enti diversi, in particolare per i professionisti iscritti alle casse private. La novità era già contenuta nelle bozze del decreto lavoro approvato a inizio mese, poi “transitate” nel disegno di legge a cui il governo sta tuttora lavorando.
Scende nel dettaglio Il Messaggero di venerdì 19 maggio, che spiega in cosa consiste tale procedura, denominata ricongiunzione.
La procedura con cui il lavoratore può richiedere il trasferimento presso l’ente di previdenza a cui è iscritto dei contributi versati in precedenza a un’altra gestione si chiama ricongiunzione.
Come riporta il quotidiano, l’obiettivo della ricongiunzione è duplice: ‹‹permettere ai lavoratori di ridurre l’onere necessario per accedere alla pensione, accettando però una riduzione del trattamento relativo agli anni “trasferiti”, e sciogliere il nodo dei pensionandi che finora non riuscivano a sfruttare gli anni maturati nella gestione separata dell’INPS, quella alla quale versano i cosiddetti “parasubordinati” (ad esempio titolari di collaborazioni coordinate e continuative e professionisti che non versano alle casse)››.
La novità riguarda i lavoratori che, per esempio, hanno versato 10 anni di contributi a una cassa privata (es. la cassa forense, quella degli avvocati, o l’inarcassa, quella degli architetti) e che ora con maggior facilità ed efficienza possono “sommare” gli anni di contributi versati all’INPS a quelli non versati ad altri enti.
Per gli anni oggetto di ricongiunzione – sottolinea Il Messaggero – verrebbe utilizzato il metodo di calcolo contributivo: l’assegno sarebbe legato ai contributi versati e gli interessati non dovrebbero integrare a proprie spese il costo della prestazione. Potrebbero quindi utilizzare quegli anni per la propria pensione, con la contropartita di un importo un po’ meno generoso per una parte di essa.