Ciao, sono Mohamed Aran e proprio oggi mi sono imbattuto in una foto di me da ragazzo il giorno della mia laurea, perciò ho pensato di raccontarvi la mia storia.
All’età di 17 anni frequentavo il quarto anno del liceo scientifico, mi sembra ieri, ma ne è passato di tempo! Ero bravo in tutte le materie, ma soprattutto nel disegno geometrico. Dopo il diploma, conseguito a pieni voti, volevo iscrivermi alla facoltà di architettura, ma non ne avevo le possibilità dato il lavoro non proprio redditizio dei miei genitori. Fortunatamente poi è arrivata una borsa di studio proprio grazie al voto alto della maturità e le porte della facoltà di architettura si sono aperte. È stata dura, ma dopo cinque anni ho preso la laurea magistrale: dottore in architettura! Non ci potevo credere.
Nella foto sono abbracciato al mio caro amico Matteo, inseparabili sin da bambini. Eccoci qui, con la coroncina di alloro, la tesi in mano e il sorriso di chi pensa di essere arrivato ad una meta e non sa che il percorso è ancora lungo. A quel punto è arrivato il momento del lavoro e Matteo e io abbiamo iniziato la via crucis dei curricula distribuiti ovunque: studi di architettura, di ristrutturazioni, perfino di arredamento.
Ormai mi ero scoraggiato, quando finalmente dopo due anni di disoccupazione è arrivata la prima telefonata:
“Aran?”
“Sono io.“
“Abbiamo letto il tuo curriculum e la invitiamo al colloquio, siamo interessati all’argomento della tua tesi: la sostenibilità nell’edilizia moderna.“
Eccomi il giorno dell’appuntamento: giacca e cravatta e una fifa cane. Mi sono sforzato di dare il meglio di me, ma il titolare dello studio, dopo avermi fatto mille domande se ne è uscito con: “io non assumo un marocchino, qui non perdiamo tempo dietro agli incapaci!”. Non è valso a nulla dire che i miei genitori sono arrivati molti anni fa dal Marocco e non si sono mai comportati male, hanno lavorato sodo senza perdere di vista la mia istruzione, che io mi sono laureato studiando come un pazzo, e… e… Se il tipo pensava di scoraggiarmi, screditarmi, non c’è riuscito.
Grazie ai datori di lavoro dei miei, ho trovato qualche lavoretto nei cantieri e messo da parte un gruzzoletto. A trent’anni finalmente sono riuscito ad aprire un’impresa edile tutta da solo, e ho assunto anche Matteo.
Gli anni sono passati e l’impresa continua ad andare piuttosto bene. Qualche giorno fa, a un colloquio, si è presentato il signore che non mi assunto anni prima, perché aveva chiuso l’azienda e aveva bisogno di un nuovo lavoro, così io ho ragionato con la mia testa e l’ho assunto senza vendicarmi.
La mia storia vorrei che insegnasse che non bisogna giudicare un libro dalla copertina e che si è intelligenti ad aiutare gli altri a differenza di chi umilia e sottovaluta. Oggi sono fiero del mio passato e di tutto ciò che sono riuscito a realizzare senza l’aiuto di nessuno, tirandomi sempre su da solo.
Asia Sancamillo, classe 3° B