Belfast, 6/6/1984
Caro diario,
eccomi qui, a scrivere queste pagine immacolate ora che la mia vita sta cambiando. I miei genitori non trovano lavoro da tempo, troppo tempo ormai, per cui abbiamo deciso di trasferirci in un altro Paese, senza sapere inizialmente dove. Dopo aver pensato agli Stati Uniti, all’Italia e alla Germania (Ovest) abbiamo deciso per il primo nominato, perché ci sembra che dia più opportunità di un futuro migliore. Confesso che sono molto emozionato.
Denver, 11/06/1984
America!!!
Siamo arrivati, finalmente! Mi sento come Colombo quando l’ha scoperta. Però non è tutto così semplice come avevamo sperato…questo è senz’altro un Paese più ricco, ma la vita è troppo cara, gli affitti costano troppo. Mio padre, quindi, dice che per sei mesi dovremmo stare in una casa popolare; però mi ha promesso che andrò in un’ottima scuola, anzi, la migliore che c’è! Mi fido di lui, però non sono sicuro che ce la faccia, visto che per ora fa il calzolaio ambulante insieme alla mamma (per un periodo hanno lavorato per un’azienda italiana chiamata “Scarpe, scarpe!”, ma dev’essere accaduto qualcosa e questo impiego è terminato dopo qualche settimana). A presto, spero con notizie migliori.
Denver, 11/09/1984
Caro diario,
non scrivo da mesi, ma oggi voglio farlo. L’estate è agli sgoccioli, la mia prima estate americana. Sono stato molto impegnato a conoscere il quartiere, a capire se mi piace per davvero questo Paese, se ne è valsa la pena di venire fin qui. Non lo so ancora, ma so che i miei genitori stanno facendo di tutto per darmi un futuro senza nuvole. Mio padre non mentiva, mi ha davvero iscritto alla migliore scuola della città, non vedo l’ora di andarci! P.S. Domani è il mio primo giorno…
Denver, 12/09/1984
Eccomi, diario.
Questo giorno è stato orribile per me. Sono stato preso in giro per il mio accento, per il fatto che i miei genitori lavorano per strada, per il loro lavoro. Mi chiamano “Poveraccio”, “Scarpino”; usano altri nomignoli del genere. Mi dicono che non vogliono starmi accanto perché puzzo, lo sanno benissimo che non è vero ma continuano a sostenerlo. Però non intendo parlarne con nessuno oltre che con te, perché minacciano di pestarmi. Forse non ti scriverò per un po’.
Denver, 18/03/1985
Diario,
ti avevo detto che non avrei scritto per un po’, ma non credo che ti saresti mai aspettato ben sei mesi di attesa! Bando alle ciance, ho degli aggiornamenti; per prima cosa, ho detto tutto a mia madre e lei mi ha dato il permesso di rimanere a casa per un po’, quindi non correrò il rischio che mantengano le loro promesse violente. Inoltre, mia madre è andata a parlare col Preside della scuola, e pare che prenderanno dei provvedimenti. Infine, i miei genitori hanno trovato un posto in un’azienda chiamata “Nike” che ha da poco creato un modello chiamato “Jordan”, speriamo che piaccia! Comunque sono felice di come mi sta andando la vita ora.
P.S. Da grande voglio creare un’associazione antibullismo, e darle il nome di mia madre, per ringraziarla per ciò che ha fatto per me.
Denver, 21/04/1996
Caro diario,
sento il bisogno di scriverti perché tanti anni fa avevo affidato alle tue pagine un mio grande desiderio. Sono cresciuto, diario, e ce l’ho fatta. Sono riuscito a creare l’associazione di cui ti parlai ben undici anni fa. Si chiama “Jane Association” e ha aiutato tanti bambini a trovare il coraggio per combattere il bullismo; lo stesso, crudele bullismo che io ho vissuto sulla mia pelle. Voglio ringraziarti per avermi permesso di sfogarmi e di riflettere nello stesso tempo. Ora so che non bisogna tacere ma cercare sempre la forza dentro di noi. Ora sono più forte, sono un uomo ma, malgrado ciò, se ancora vorrò, so che tu sarai qui a raccogliere tutti i miei pensieri disordinati e a pettinarli, in qualche modo. Ti abbraccerei, se potessi.
Gerald.
Flavio Temperini, classe 3° C