Un posto al sole

Teheran, 18 ottobre 2005

Papà…
è successo un disastro. Mentre stavamo andando in aeroporto, è crollato un edificio e, purtroppo, il crollo ha coinvolto anche la mamma e Mohim… noi ci siamo salvati solo perché stavamo camminando davanti a lei. Per loro non c’è stato nulla da fare, papà… le vittime sono molte, alcuni corpi non sono stati proprio ritrovati, tra essi anche quelli di Mohim e della mamma. Mentre ti scrivo, mi trovo qui insieme ad altri superstiti e ad altri bambini. È notte fonda e sono disperata, non so come fare ora che la mamma non è più con me. Non so quando potrò scriverti di nuovo, al momento devo cercare di tranquillizzare i bambini dopo quello che è successo. Papà, ovunque tu sia ti prego, veglia su di me.

Teheran, 22 ottobre 2005

Mamma, papà, Mohim,
riesco a scrivervi di nuovo. Oggi ho conosciuto un ragazzo di nome Behnam, è più grande di me di due anni (ne ha diciassette); insieme a lui sto cercando di badare ai bambini. Lui ha perso tutta la famiglia a causa della guerra. Vuole raggiungere uno zio che si trova in Italia e provare a vivere una vita migliore come volevamo fare noi, ricordate? Mi ha chiesto se voglio andare con lui e ovviamente ho accettato. L’ho fatto per voi e per i bambini, abbiamo tutti il diritto di essere più sereni. Al momento ci stiamo alternando, andando a lavorare in una vecchia fabbrica; cerchiamo di non lasciare i bambini da soli. Sta andando tutto bene per ora. Tengo duro, ve lo prometto. Li porterò in un posto più sicuro…ve lo prometto. Continuate a vegliare su di noi. Vostra Samy

Teheran, 2 novembre 2005

Cari mamma, papà e Mohim,
oggi io e Benham abbiamo avuto l’idea di mettere su un piccolo asilo per i bambini figli di donne che vanno a lavorare molto presto. Loro ce li affidano, e ci danno quello che possono per il nostro lavoro di sorveglianza; per ora sta funzionando, stiamo guadagnando qualcosa, per ora continueremo così, poi vedremo come fare, vi aggiorno. Samy

Teheran, 7 novembre 2005

Famiglia,
sono rimasta sola. È successo di nuovo e io non ho potuto fare niente per impedirlo. Siamo stati travolti dalle macerie di un edificio fatto esplodere da una bomba. Sono morti tutti. È successo mentre io e Benham eravamo andati a prendere del cibo per tutti i bambini. Eravamo felici perché finalmente avevamo trovato il modo di raggiungere l’Italia… e ora? Ora niente ha più senso. Benham continua a ripetermi che non posso restare qui, che devo mantenere la promessa che ho fatto a voi ma non ce la faccio. Voglio morire anch’io. Mamma perdonami se non ho saputo tenere i piccoli in salvo. Perdonami, ti prego! Mamma!!! Papà!!! Sento che non ce la faccio…

Bari, 3 gennaio 2006

Famiglia,
oggi trovo la forza per scrivervi. Mi dispiace di non averlo fatto in questi mesi. Sono successe tante cose, siamo in Italia. Sì, sono venuta con Benham che non mi ha mollata. Stiamo studiando la lingua e frequentando la scuola pomeridiana grazie allo zio di Benham che sta facendo di tutto per darci una vita migliore e per non farci mancare nulla. Lui conosce tante persone, dice che sono bravissima a disegnare e ha voluto a tutti i costi fare vedere i miei disegni a un suo amico artista. Non ci crederete… gli sono piaciuti tantissimo, dice che ho del talento e hanno deciso di portarmi in Spagna, all’Accademia delle Belle Arti. Mamma, papà, proprio io! La vostra Samy! Ci andrò, mi impegnerò tantissimo per migliorare la tecnica e ogni mio successo, ogni mio respiro sarà per voi. Per amor vostro almeno io saprò conquistarmi, in questo mondo, un posto al sole.

Giulia Villareal, classe 3°C

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