Nessuna legge per approvare il salario minimo dei lavoratori, ma per aumentare quello dei deputati sì. Si riassume con queste poche parole il post che lo scorso venerdì 15 luglio il leader del Movimento 5 Stelle ed ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha pubblicato sul suo profilo Twitter.
Il riferimento è alla delibera 45/2023, che Montecitorio ha approvato e che permetterà l’aumento degli stipendi dei capigruppo parlamentari: una delibera ostacolata, tuttavia senza successo, dal Movimento 5 Stelle, il quale ha fatto sapere che rinuncerà all’indennità.
Non ci sta quindi Giuseppe Conte, che sui social si sfoga così:
Il 17 luglio in Parlamento, (in commissione alla Camera) andrà in scena il primo tentativo della maggioranza di ostacolare la proposta di legge unitaria sul salario minimo firmata da Pd, M5s, Verdi-Sinistra, Azione e +Europa. ‹‹Continueremo la nostra battaglia›› avverte Conte, mentre il vicepremier Tajani replica: «Non ci serve un salario minimo, ma un salario ricco» e per ottenerlo «dobbiamo far sì che le grandi riforme mettano l’Italia nella condizione di poter crescere di più».
Il prossimo giovedì 20 luglio, poi, il bilancio della Camera verrà approvato in Aula e i partiti si apprestano a depositare i loro ordini del giorno, una sorta di emendamenti al provvedimento. Come sottolineato dall’ex premier, il M5S ne ha presentati due: uno per impedire il ripristino dei vitalizi; l’altro per scongiurare gli aumenti degli stipendi dei deputati, ma anzi favorirne la riduzione.
Aumenti di stipendi ai quali, fa sapere Conte, i capigruppo del Movimento hanno rinunciato, risparmiando circa 1 milione di euro da usare per finanziare le spese per le attrezzature scolastiche.