Salario minimo e salario povero, mentre i partiti di opposizione e opinione pubblica si aspettavano una proposta concreta, dall’incontro di ieri con al premier Giorgia Meloni è arrivata solo una proposta di metodo. Un modo per “spedire la palla in tribuna”, ha commentato caustico il leader M5S Giuseppe Conte.
Il succo delle proposta governativa, sintetizzata dalla stessa presidente del Consiglio che fuori Palazzo Chigi ha rilasciato alcune dichiarazioni ai giornalisti, è: il tema ci sta a cuore, vogliamo il confronto, ci prendiamo 60 giorni per completare tutto con la collaborazione del CNEL. Accantonata invece la proposta dei partiti di opposizione di fissare un minimo di 9 euro per legge al di sotto del quale la contrattazione collettiva non può scendere.
Il coinvolgimento del CNEL sulla questione del salario minimo arriva, almeno in questa fase, un po’ a sopresa. Meloni assicura di aver parlato direttamente con il Presidente del CNEL, il prof. Renato Brunetta, di recente nomina, ex ministro in quota Forza Italia dei Governi Berlusconi e Draghi.
‘Abbiamo proposto un lavoro da fare insieme – ha rivelato Meloni – , da completare nei prossimi 60 giorni sul quale io ho già la disponibilità del Cnel e del suo presidente per capire se c’è un margine per condividere tra le forze politiche e con le parti sociali soluzioni che possono essere efficaci per favorire il lavoro, il lavoro giusto e pagato adeguatamente, come questo governo ha dimostrato”.
Al di là delle battute delle opposizioni Meloni si dice convinta di aver imboccato la strada giusta. I 60 giorni sono un periodo utile per lavorare, formulare una proposta da varare ‘‘in tempo per le coperture nella legge di bilancio”, nel caso ce ne fosse bisogno. Insomma per il Governo i 60 giorni sono un periodo utile anche per valutare un eventuale intervento finanziario.