Vendemmia 2023, fino a novembre serviranno braccianti in tutta Italia per raccogliere l’uva, ma quanto si può guadagnare in un giorno di lavoro nei campi?
La retribuzione non è fissa, varia infatti a seconda della tipologia di contratto applicata. Vediamo cosa prevede il CCNL.
Vendemmia 2023, quanto si prende all’ora?
I braccianti agricoli rientrano tra gli operai a tempo determinato (OTD), la cui paga oraria minima è disciplinata sia dal CCNL (Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro) sia, a livello provinciale, dal CCPL.
Per esempio, secondo quanto stabilito dal CCNL operai agricoli e florovivaisti:
- per i lavoratori inquadrati nell’area 1 (in possesso di titolo o specifiche conoscenze) la paga minima oraria è fissata a 8,21 euro;
- per i lavoratori inquadrati nell’area 2 (che svolgono compiti non complessi ma per i quali sono richieste specifiche conoscenze e capacità professionali) il limite minimo è di 7,50 euro l’ora;
- per i lavoratori inquadrati nell’area 3 (quelli capaci di eseguire solo mansioni generiche e semplici) la paga minima oraria è fissata a 5,59 euro.
Alle retribuzioni mensili previste dal CCNL vanno sommate quelle del CCPL, e a queste vanno poi aggiunti eventuali trattamenti individuali: il totale di queste 3 voci può arrivare anche fino a 15 euro l’ora. Per 6,30 ore di lavoro giornaliere fanno 94,50 euro.
Una paga non da buttare via, ma che quest’anno in alcune zone d’Italia i braccianti stanno faticando a guadagnare. Se in alcune province c’è carenza di manodopera (problema che si ripresenta tutti gli anni), soprattutto qualificata, in altre c’è il problema opposto: gli operai ci sarebbero pure ma per via dei funghi della vite, tra cui la dannosissima peronospora, a mancare sarebbe l’uva.
La conseguenza è un calo della produzione che va dal 20 al 50% ma che in alcune aziende del Centro-Sud tocca punte del 100%. Le peggiori ripercussioni si stanno riscontrando su Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.