Pensioni, nel 2024 aumenti pieni potrebbero saltare

Pensioni

Pensioni 2024, il Governo sta pensando a un modo per risparmiare visto che le risorse sono limitate e l’adeguamento degli assegni all’inflazione potrebbe costare sui 10 miliardi.

Quest’anno la rivalutazione delle pensioni all’inflazione è stata piena solo per i pensionati più poveri, ossia quelli che riscuotono fino a 4 volte il minimo pensionistico: 2.100 euro lordi, che netti fanno poco più di 1.600 euro al mese. Quest’anno, potrebbe non esserlo per nessuno.

Pensioni, quale meccanismo di aumenti oggi?

Come detto, nel 2023 per adeguare le pensioni all’inflazione, il Governo ha usato un meccanismo a scaglioni. In pratica, hanno beneficiato di un adeguamento all’inflazione in misura piena solo i pensionati che prendono fino a 4 volte il minimo. Tutti gli altri, hanno beneficiato di una rivalutazione solo in misura parziale:

  • gli assegni fino a 2.620 euro lordi mensili, quindi tra 4 e 5 volte il minimo, sono stati adeguati all’85% dell’inflazione;
  • gli assegni tra 5 e 6 volte il minimo e quindi fino a 3.150 euro lordi hanno avuto una rivalutazione pari al 53%;
  • gli assegni fino a 4.200 euro lordi mensili, quindi tra 7 e 8 volte il minimo, sono stati rivalutati al 47% dell’inflazione;
  • gli assegni tra 8 e 10 volte il minimo pensionistico (ossia fino a 5.250 euro lordi) hanno goduto di una rivalutazione del 37%;
  • le pensioni oltre 10 volte il minimo sono state rivalutate al 32%.

Quest’anno il Governo ha intenzione di riproporre lo stesso meccanismo, ma con una possibile modifica e, purtroppo, non in positivo.

Pensioni 2024, quali aumenti?

Secondo quanto riporta Il Messaggero in un articolo online di domenica 10 settembre, c’è la possibilità di un ritorno allo schema del 2019: visto che le risorse sono limitate e quindi per risparmiare, le pensioni fino a 4 volte il minimo potrebbero essere rivalutate al 97% e non più al 100%.

Se lo schema fosse questo, tutti gli altri assegni verrebbero di conseguenza ridimensionati: le pensioni tra 4 e 5 volte il minimo sarebbero rivalutate al 77% (anziché all’85%) e verrebbero ritoccati al ribasso tutti gli scaglioni, fino ad arrivare a un completo azzeramento per gli assegni più alti.

Secondo quanto riportato dal quotidiano romano, per trovare le risorse potrebbe persino tornare in vigore il contributo di solidarietà dal 15 al 40 per cento sugli assegni più alti.