Sono circa 13.000 gli operai metalmeccanici del settore auto degli Stati Uniti interessati dall’azione di sciopero avviata ieri. Una protesta già annunciata dal potente sindacato americano UAW – United Auto Workers, che si annuncia essere una delle più grandi della storia delle relazioni industriali nel comparto auto. L’ultima risale a 88 anni fa.
La proclamazione dello sciopero è nata dopo il fallito tentativo di trovare un accordo per il rinnovo del contratto che si applica alle aziende dei gruppi Stellantis, General Motors, Ford. I sindacati chiedono un aumento del 46% degli stipendi fino al 2027, per rinnovare il contratto in scadenza al 14 settembre. Una cifra da capogiro per i budget delle “big three” dell’Auto, che già stanno facendo i conti con una riduzione degli utili in questo incerto 2023. La proposta datoriale si è fermata, per ora al 20% in più.
“La Uaw – scrive Il Sole 24 Ore – vuole garanzie occupazionali, considerando che le nuove auto e componenti hi-tech (le fabbriche di batterie, ndr) potrebbero richiedere meno lavoratori. E di paga: i dipendenti impegnati su questa scommessa, spesso in joint venture, dovrebbero essere coperti dal medesimo contratto. Oggi in media sono pagati meno”.
Lo sciopero al momento è in corso in uno stabilimento di ciascuna delle tre principali case automobilistiche: a Wentzville, Missouri, per i lavoratori General Motors; a Toledo, Ohio, per Stellantis; a Wayne, Michigan, per i lavoratori della Ford. Si tratta di uno sciopero a scacchiera che interessa solo una parte del ciclo produttivo, in questo caso le operazioni di assemblaggio finale e verniciatura.
Di fatto solo un “piccolo” segnale del sindacato guidato da Shawn Fain che ora minaccia di estendere lo sciopero anche agli altri siti produttivi, per un lungo periodo.