Pensione anticipata per le donne, ci pensa il Governo che non ha mai nascosto di voler aggiustare Opzione Donna, troppo limitante. Ma siccome la coperta è corta, un buon compromesso tra allargare la platea e risparmiare risorse può essere quello di introdurre uno scivolo pensionistico per le lavoratrici.
L’obiettivo è quello di allentare la stretta su Opzione Donna, che oggi consente di andare in pensione a 58 anni di età e 35 di contributi solo alle lavoratrici disabili al 74%, caregiver o dipendenti di aziende in crisi.
L’Esecutivo ha in mente una soluzione per estendere la platea delle beneficiarie senza rimetterci troppo economicamente. Vediamo quale.
Pensione donne, si valuta Ape Sociale
La soluzione sarebbe una sorta di Ape Sociale Donna, quindi uno scivolo pensionistico simile a quello già in essere per gli uomini. La categoria di donne interessate sarebbe più o meno la stessa che può accedere a Opzione Donna, aggiungendo però le lavoratrici impegnate in lavori gravosi.
Come detto, non consisterebbe in una vera e propria pensione ma in una sorta di indennità di accompagnamento verso la stessa: un sussidio pari all’importo della rata mensile della pensione calcolata al momento dell’accesso alla misura. In ogni caso non superiore ai 1.500 euro lordi per 12 mensilità (e non 13 come la pensione), e comunque svincolato dal ricalcolo contributivo dell’assegno, da riconoscere fino al raggiungimento della soglia di vecchiaia.
L’indennità sarebbe riconosciuta dall’INPS alle lavoratrici con 61-62 anni di età anagrafica e 30 anni di contributi (molto prima di adesso, che la quota è fissata a 35 anni), che scendono a 28 se hanno almeno 2 figli.