CCNL Terziario, Distribuzione e Servizi, è ancora lontano l’accordo di rinnovo del contratto collettivo scaduto il 31 dicembre 2019. Lo fanno sapere i sindacati Filcams, Fisascat, Uiltucs in una nota in cui si apprende che sul tavolo di trattativa insistono pesanti richieste della parte datoriale volte a ridimensionare le tutele dei lavoratori.
Quasi 4 anni di carenza contrattuale, per ora ”sanati” con un’Una tantum e un acconto, quello di 30 euro, erogati a partire da aprile 2023. E poi più nulla.
Le parti continuano a essere lontane. Con i sindacati che chiedono un aumento superiore a 150 euro, mentre le parti datoriali (divise su 3 tavoli) vogliono spendere cifre inferiori.
“Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione, Ancc-LegaCoop, Confcooperative-Consumo e Utenza e Agci-Agrital rappresentano modelli di imprese assai differenti” – prosegue la nota unitaria – ma sono “accomunate da un ingiustificabile disinteresse nei confronti di quanti lavorano alle dipendenze dei loro associati, che dal 2022 in poi sono costretti a misurarsi con un carovita fuori controllo”.
Inoltre le relazioni sindacali nel settore terziario stanno iniziando avere un “ruolo marginale nel panorama delle relazioni sindacali nazionali”, affondano i sindacati. E poi ci sono le richieste indigeribili per il sindacato, come quelle “formulate da Confcommercio, finalizzate a ridurre scatti di anzianità, permessi retribuiti e 14a mensilità che vanno rimosse da tavolo”. Senza risposte adeguate, conclude la nota, “toccherà alle lavoratrici e ai lavoratori mettere in campo una risposta adeguata per riconquistare i loro contratti collettivi nazionali”.