HomeEvidenzaSalario minimo sì: ma solo per giovani, donne e immigrati

Salario minimo sì: ma solo per giovani, donne e immigrati

Il salario minimo legale non indebolisce ma rafforza la contrattazione collettiva. E’ la posizione innovativa di 5 consiglieri del Cnel Marcella Mallen, Enrica Morlicchio, Ivana Pais, Alessandro Rosina e Valeria Termini, nominati dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In totale sono 8 di nomina del Quirinale.

Da parte dei 5 esperti arriva una proposta di emendamento al Documento ‘Elementi di riflessione sul salario minimo in Italia elaborato dalla commissione dell’Informazione del Cnel presieduta da Renato Brunetta, che bocciava il salario minimo per legge. Una proposta di avviare una sperimentazione che verrà discussa e messa ai voti oggi nel corso dell’assemblea plenaria che si esprimerà definitivamente sulla questione.

Nella letteratura scientifica (come evidenzia, tra gli altri, anche il documento inviato da Banca d’Italia) non esistono solide evidenze di effetti distorsivi e impatto negativo su occupazione e salari in generale” si legge sul documento.

Sembra ragionevole pensare – prosegue la nota – che, come strategia cautelativa, il salario minimo possa essere sperimentato, non solo per l’impatto oggettivo verso le categorie marginali (più esposte alle criticità) ma anche soggettivo su tutti i lavoratori, in particolare sulle fasce marginali – per lo più giovani, donne e immigrati-, rispondendo al principio- che è poi il cuore dell’Agenda 2030- di ‘non lasciare indietro nessuno’, in una logica di inclusione, riduzione delle diseguaglianze e rispetto dei diritti e della dignità dei lavoratori, a partire dai più poveri”.

Si propone, a fianco dell’impegno a rafforzare gli istituti della contrattazione collettiva, l’introduzione temporanea di una tariffa retributiva minima che in via sperimentale verrebbe applicata solo ad alcuni settori, in particolare quelli con situazione più problematica e con oggettive evidenze di fragilità dei lavoratori non (ancora) risolte dalla contrattazione collettiva. La tariffa retributiva minima – si legge ancora – potrebbe essere fissata prendendo come riferimento i minimi retributivi dei contratti che, a seguito di un esercizio di natura comparativa sulla base di criteri condivisi da una commissione del Cnel e con riferimento ai parametri adottati dalla Direttiva UE, vengano giudicati qualitativamente più protettivi per il relativo settore produttivo”.

“Tale sperimentazione, analogamente a quanto fatto in Germania, prevede un monitoraggio e una valutazione con il coinvolgimento delle parti sociali; tale funzione potrebbe essere svolta dal Cnel (con supporto di INPS, ISTAT e Ministero del Lavoro), che avrebbe a questo scopo anche il compito di individuare i settori e le categorie di lavoratori da cui partire con la sperimentazione”, conclude il testo. 

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