In alcuni casi l’Assegno Unico di ottobre sta tardando ad arrivare: parliamo di quegli accrediti che arrivano su IBAN, previa domanda a INPS. Le date segnalate (16-17-18-19 ottobre) infatti non hanno riguardato tutti e c’è ancora chi, pur avendone diritto, è rimasto escluso dai pagamenti di ottobre.
Che succede? Perché in determinate circostanze INPS non emette il pagamento dell’Assegno Unico? Vediamo.
Innanzitutto occorre distinguere chi percepisce l’Assegno Unico su IBAN da chi lo percepisce come integrazione al Reddito di Cittadinanza.
Per i secondi l’accredito avviene in automatico nei giorni successivi alla ricarica del RdC e la somma arriva sulla Carta RdC. Tali percettori devono farne apposita domanda solo per il mese di stop del sussidio, quando appunto RdC è sospeso. Per i percettori del Reddito di Cittadinanza, dunque, il pagamento dell’Assegno Unico arriva su IBAN previa domanda nel mese di sospensione e poi riparte in automatico sulla Carta RdC non appena rinnovato il sussidio.
Tuttavia, a volte può succedere che INPS sbagli e continui a pagare su IBAN, oltre che sulla Carta RdC, anche dopo il rinnovo pagando quindi 2 volte la stessa competenza. Quando se ne accorge, l’Istituto stoppa gli accrediti ed effettua i ricalcoli al termine dei quali trattiene eventualmente le somme non dovute. Questa procedura può generare dei ritardi.
La faccenda del doppio accredito, sia su IBAN che su RdC, riguarda esclusivamente i percettori del Reddito di Cittadinanza alle prese col mese di sospensione. Ma ci sono alcuni problemi che possono coinvolgere l’intera platea dei beneficiari della prestazione per i figli a carico.
In primis, i problemi tecnici dovuti a INPS. Per cause riconducibili esclusivamente all’Istituto, il pagamento dell’Assegno Unico potrebbe slittare di qualche giorno.
Ma ritardi negli accrediti potrebbero essere dovuti anche al sopraggiungere di determinate condizioni che costringono INPS a effettuare dei ricalcoli: ne è un esempio il compimento dei 18 anni di un figlio a carico. L’età dei figli infatti compromette il pagamento: per i figli minorenni gli importi sono più alti, per i figli maggiorenni sono più bassi. Ecco perché quando un figlio raggiunge i 18 anni INPS deve saperlo subito, in modo da adeguare l’importo dell’Assegno.
Per non parlare del compimento dei 21 anni: un figlio che ha compiuto 21 anni, infatti, non ha più diritto all’Assegno Unico, a meno che non sia affetto da disabilità.
Anche la disabilità può portare a dei ritardi nel pagamento della prestazione: se per esempio il livello di disabilità del figlio dichiarata dal genitore in sede di presentazione della domanda è discordante rispetto a quella che emerge dai controlli incrociati, INPS deve approfondire la questione. Di conseguenza, l’erogazione slitterà.
Infine, INPS potrebbe non riuscire a pagare per via di un codice IBAN sbagliato. Se al momento della domanda il richiedente l’Assegno Unico ha sbagliato a fornire l’IBAN oppure se questo è cambiato in corso d’opera senza che INPS ne sia venuto a conoscenza, il pagamento non potrà andare a buon fine. Occorre quindi rimediare al più presto.
Dato che comunque, come si è visto, i motivi del ritardo possono essere i più disparati e non sempre è possibile sapere con certezza quali siano le motivazioni, la cosa migliore è contattare INPS. Lo si può fare tramite il contact center oppure attraverso il servizio INPS Risponde.