HomeCronaca sindacaleAumenti Stipendio 2023 CCNL Commercio, perchè non arrivano?

Aumenti Stipendio 2023 CCNL Commercio, perchè non arrivano?

CCNL Commercio, Terziario, Servizi, Distribuzione Moderna Organizzata, perchè non arrivano gli aumenti di stipendio per i lavoratori? Vediamo quali sono le ultime novità che riguardano i minimi retributivi di questi lavoratori, oramai alle prese con un contratto collettivo scaduto il 31 dicembre 2019.

Aumenti Stipendio 2023 CCNL Commercio, quali?

La trattativa per il rinnovo del CCNL Commercio si muove su quattro fronti. I sindacati Filcams-Fisascat-Uiltucs negoziato con quattro diversi soggetti datoriali che rappresentanto le imprese: Confcommercio, Federdistribuzione, Confesercenti, Distribuzione Cooperativa.

Finora i lavoratori di negozi, supermercati, boutique, botteghe, centri commerciali e uffici, hanno solo visto un acconto di 30 euro erogato da aprile scorso e un importo Una tantum a copertura di 3 anni (2020-2022).

Ora i sindacati chiedono un adeguamento dei minimi contrattuali superiore ai 150 euro per il 4° livello, ma anche “ristoro economico per i periodi precedenti al 2023, in particolare il 2022, che, com’è noto, è stato particolarmente influenzato dalla crescita dell’inflazione”. Ma le parti restano molto distanti nonostante Confcommercio abbia dichiarato di essere pronta a rinnovare il CCNL.

CCNL Commercio, le aziende non vogliono pagare

Per il rinnovo del Contratto Collettivo nazionale di lavoro del Commercio Terziario Distribuzione si è acceso il mondo delle relazioni sindacali. Con i sindacati che accusano le controparti aziendali di non voler riconoscere gli aumenti di stipendio che valorizzino i lavoratori e difendano il loro potere di acquisto, nel mentre accolgono le richieste del Governo di praticare gli sconti anti-inflazione alla clientela. Il tutto in un video-replica al noto spot di Esselunga che vede protagonista una bambina e una pesca.

La posizione delle aziende del settore è chiara. E l’ha ribadita Federdistribuzione alcuni giorni fa, come riporta Uiltucs in una nota: “non è possibile avere aumenti coerenti con l’aumento dei prezzi riscontrato nel periodo trascorso né in quelli previsti per il periodo di vigenza futuro”. Tradotto: l’inflazione è troppo alta e per le imprese non è sostenibile adeguare gli stipendi all’inflazione.

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