L’Assegno di Inclusione da 500 euro partirà da gennaio e potranno farci affidamento le famiglie in cui ci sono soggetti “fragili”, ossia disabili, minorenni, ultra 60enni e in condizioni di svantaggio che rispettano i requisiti previsti dalla legge.
Se minorenni, disabili e over 60 si identificano bene, più sfumata è rimasta la categoria delle persone svantaggiate.
Finora è stata identificata con le persone prese in carico dai servizi sociali, ma il decreto approvato il 6 dicembre in Conferenza unificata specifica meglio chi sono i soggetti in condizioni di svantaggio che potranno richiedere l’Assegno di Inclusione.
Assegno di Inclusione, chi sono gli svantaggiati?
La riforma prevede che possano accedere all’Assegno di Inclusione i nuclei che hanno al loro interno persone che non sono attivabili al lavoro, come le persone con disabilità, i minorenni, e familiari ultrasessantenni oltre a chi si trova in condizioni di «svantaggio sociale». Fatto salvo il rispetto dei requisiti.
A spiegare nel dettaglio quali le persone in condizioni di svantaggio ci pensa il decreto ministeriale approvato in Conferenza unificata. Ne faranno parte i soggetti:
- con disturbi mentali;
- che hanno una disabilità fisica e psichica di almeno il 46%;
- che hanno dipendenze da alcol;
- ludopatici;
- vittime di genere;
- vittime di tratta;
- senzatetto;
- ex detenuti nel primo anno successivo alla fine della pena;
- neo maggiorenni che vivono fuori dalla famiglia di origine per decisione dell’Autorità giudiziaria.
Le famiglie in cui ci sono persone con queste caratteristiche e che rispettano i requisiti potranno incassare mensilmente l’Assegno di Inclusione da 500 euro. Come scrive Il Messaggero di giovedì 6 dicembre, sarà lo stesso nucleo familiare a dover autodichiarare di avere in famiglia tali soggetti, dimostrandolo con la relativa documentazione. Sarà poi l’INPS a effettuare una verifica preventiva.