HomeEvidenzaTaglio Irpef ai Dipendenti nel 2025? Sì, grazie alle Partite Iva

Taglio Irpef ai Dipendenti nel 2025? Sì, grazie alle Partite Iva

In futuro il taglio dell’Irpef per i dipendenti sarà garantito grazie ai lavoratori professionisti, che finanzieranno la misura con le tasse da loro versate.

È quanto prevede il concordato biennale per le partite IVA. Se andrà in porto, il taglio dell’IRPEF dovuto all’accorpamento dei primi due scaglioni potrà essere rinnovato anche nel 2025, e addirittura allargato.

Taglio IRPEF 2024, chi ci guadagna?

La riforma fiscale su cui ha spinto fortemente il vice ministro dell’Economia Maurizio Leo ha ridotto le aliquote fiscali da quattro a tre, accorpando quella del 25% a quella del 23%. Una misura che per i contribuenti con un reddito fino a 28 mila euro produrrà un beneficio annuo di 260 euro, ma che per adesso è prevista solo ed esclusivamente per il 2024.

L’obiettivo è quello di rinnovare la misura anche nel 2025, e se si può anche allargando la platea dei beneficiari. Per farlo sarà necessario determinante “il contributo” delle partite IVA.

Tramite un concordato biennale, infatti, il gettito derivante dalle tasse versate dai professionisti andrà a finanziare un “salvadanaio comune” da cui poi attingere le risorse per una proroga della riforma IRPEF nel 2025.

Riforma fiscale finanziata dalle partite IVA

Secondo quanto riporta Il Messaggero di martedì 6 febbraio, commercianti e professionisti riceveranno un calcolo delle tasse che il Fisco si aspetta che loro versino nei due anni successivi. Se questo conteggio sarà accettato senza riserve, i lavoratori con Partita Iva non saranno “disturbati” dall’Agenzia delle Entrate per 24 mesi (a meno che non forniscano dati sbagliati).

L’adesione al patto sarà su base volontaria, ma chi non rispetterà le stime dell’Agenzia delle Entrate sarà quasi certamente sottoposto a una procedura di accertamento, avvertono da Palazzo Chigi.

Insomma, tutto sembra spingere verso una direzione. Tuttavia, gli effetti di questa misura saranno noti solo dopo il 15 ottobre, pochi giorni prima della prossima Legge di Bilancio.

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