Stipendio Insegnanti, il Ministro annuncia aumenti di 160 euro

Valditara

Tutti gli organi di informazione hanno dato ampio risalto all’annuncio del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara relativo agli aumenti degli stipendi degli insegnanti 160 euro mensili.

Gli incrementi potrebbero arrivare tra due anni

Il Ministro, nell’annunciare gli incrementi, faceva riferimento alle risorse stanziate nella legge di bilancio.

La legge di bilancio ha stanziato 3 miliardi di euro per il 2024 e 5 miliardi di euro dal 2025 per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego.

Tuttavia gli stipendi non aumenteranno subito, in quanto l’aumento previsto per il 2024 è stato interamente pagato nel mese di dicembre, mentre le somme stanziate dal 2025 non possono ancora essere spese. Per il pagamento degli eventuali aumenti, sarà necessaria la stipula del nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro ma, se non si arriverà ad un accordo, nessuna somma potrà essere erogata.

Il 18 gennaio scorso si è chiuso il contratto collettivo nazionale di lavoro del triennio 2019-2021.

Se saranno confermati gli stessi ritmi, gli incrementi potrebbero arrivare nel 2027.

A quanto corrisponde un aumento netto di 160 euro?

Un aumento stipendiale lordo di 160 euro corrisponde ad un netto tra i 90 e i 110 euro.

Dal lordo devono essere tolte, oltre alle ritenute previdenziali, le ritenute erariali.

Una volta tolta l’irpef, l’incremento dell’imponibile fiscale riduce progressivamente le detrazioni d’imposta per cui una larga parte degli aumenti stipendiali sarà erosa dal drenaggio fiscale.

Anche in caso di aumento gli stipendi resteranno uguali o diminuiranno

In questo articolo, pubblicato da TuttoLavoro24.it, abbiamo visto come, dal gennaio 2019 al marzo 2024 la somma delle voci che compongono lo stipendio non abbia superato i 10 euro.

Gli stipendi attualmente in pagamento sono un po’ “dopati”.

Gli stipendi con un imponibile previdenziale inferiore ai 35 mila euro annui sono assoggettati alla decontribuzione, che vale sia per il pubblico che per il privato.

La decontribuzione è costosissima ed è assai probabile che non venga confermata per l’anno 2025.

L’eventuale aumento delle retribuzioni del 6% dichiarato dal ministro, andrebbe a coprire a malapena la contestuale abrogazione del bonus Meloni.

Anche in questo caso si tratterebbe di una partita di giro dove aumentano gli importi lordi ma diminuisce il netto.

Nello stesso tempo, non sarebbero erogati arretrati per un eventuale incremento stipendiale in quanto sono già stati anticipati a dicembre 2023.

A queste condizioni, è molto difficile che le organizzazioni sindacali firmino il nuovo contratto.