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Dal 2025 si andrà in Pensione sempre più tardi: ecco cosa (non) sta facendo il Governo

Pensioni, il Governo non ha intenzione di investirci ulteriori risorse, il Def parla chiaro. Appare quindi difficile che nei prossimi anni possa arrivare una nuova riforma di pensionamento anticipato.

Nel 2024 la spesa per le pensioni ha toccato i 337 miliardi di euro, nel 2025 raggiungerà i 345 miliardi e nel 2027 sfiorerà i 368 miliardi. Altre risorse da mettere sul piatto per garantire ai cittadini un’uscita anticipata dal mondo del lavoro non ce ne sono.

Pensioni, nessuna Riforma in vista

Se l’Esecutivo non sborserà ulteriori risorse per favorire il pensionamento anticipato, a rimetterci saranno senza dubbio i lavoratori.

Andare in pensione prima dei 67 anni diventa un’utopia. Complici l’inflazione, il numero troppo esiguo di nuovi lavoratori che non riuscirà a sostituire chi esce per via della bassa natalità e gli scivoli che hanno permesso a molti occupati di smettere di lavorare prima dei 67 anni (per esempio quota 100 voluta dal Governo Conte).

In un tale contesto, il pensionamento con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica (la cosiddetta Quota 41) sembra messo ai margini. Anche un’estensione di Opzione Donna a più lavoratrici al momento appare infattibile.

Anzi, a detta de Il Messaggero di venerdì 12 aprile, piuttosto sembra più probabile che nella prossima manovra arrivi una nuova stretta sulle pensioni per provare a contenere la spesa. In tal senso, il Governo si è già mosso per introdurre dal 2025 l’adeguamento automatico dell’età di pensionamento alla speranza di vita. In pratica, più campi e più lavori. Siccome la speranza di vita si allunga, siamo destinati a lasciare il lavoro sempre più tardi.

I sindacati aspettano da mesi di essere convocati per discutere di una riforma sul sistema pensionistico, ma la chiamata non arriva. Prova che il Governo non intende tornare sull’argomento.

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