NASpI di aprile non pagata: gli errori dei Percettori che bloccano INPS

Naspi

Non tutti i beneficiari hanno già ricevuto la NASpI di aprile. C’è chi il bonifico dell’INPS lo ha già incassato e chi, invece, ancora attende la disposizione di pagamento.

Non è strano che si verifichino dei ritardi negli accrediti dell’indennità di disoccupazione NASpI. Anche perché la loro gestione non è affidata alla sede centrale dell’INPS, ma alle singole strutture territoriali che possono quindi adottare tempistiche diverse per la lavorazione e l’erogazione.

Non sempre però i ritardi dipendono dall’INPS. A volte ci mette del suo anche il beneficiario. Vediamo.

NASpI in ritardo o non pagata, da che dipende?

Come detto, innanzitutto occorre considerare che la NASpI è gestita dalle singole sedi locali dell’INPS, pertanto può succedere che nelle città metropolitane, quelle in cui gli uffici sono più oberati, si verifichino dei ritardi.

A Milano, Roma, Napoli, Torino, Palermo, ecc. il carico di lavoro è più pesante, pertanto gli uffici INPS possono prendersi qualche giorno in più per lavorare le pratiche della NASpI.

Altre volte però il mancato accredito può essere imputabile al percettore stesso, e non all’INPS. Per esempio quando questi non ha comunicato a INPS il reddito presunto, obbligo che sorge all’inizio di ogni anno e che il percettore non adempiente potrebbe portarsi dietro da tempo. Anche non aver convalidato le dimissioni telematiche fatte alla Direzione provinciale del lavoro (o il permesso di soggiorno nel caso di lavoratori stranieri) può comportare una sospensione dei pagamenti della NASpI.

Infine, pure non presentarsi ai Centri per l’Impiego quando si è convocati può comportare la sospensione dei pagamenti, così come la mancata stipulazione del patto di servizio entro 15 giorni dall’invio della domanda per la NASpI. Tutti obblighi che chi percepisce un’indennità di disoccupazione deve assolvere se non vuole incappare nella decadenza del sussidio.

Obblighi del datore di lavoro

Ma anche l’ex datore di lavoro ha degli obblighi, che se non rispettati possono impedire l’accredito della NASpI nei confronti del disoccupato.

Il datore di lavoro, infatti, potrebbe non aver inviato i modelli Uniemens entro l’ultimo giorno del mese successivo a quello di competenza. Questo serve per denunciare all’INPS le retribuzioni mensili corrisposte ai dipendenti, i contributi dovuti e l’eventuale conguaglio delle prestazioni, delle agevolazioni e degli sgravi anticipati per conto dell’INPS.

Se il datore di lavoro non lo ha inviato, o lo ha inviato in ritardo, INPS non potrà procedere con il riconoscimento dell’indennità di disoccupazione NASpI.