Con l’Assegno di Inclusione al posto del Reddito di Cittadinanza, la condizione economica delle famiglie italiane è destinata a peggiorare.
L’Assegno di Inclusione ha coperto solo una parte della platea degli ex beneficiari del Reddito di Cittadinanza. È vero che la soglia ISEE per accedere alla nuova misura è rimasta invariata (9.360 euro), ma i paletti per accedervi sono nettamente più severi. Possono fare affidamento sull’AdI, infatti, solo le famiglie con minori, svantaggiati, over 60 o disabili. Circa la metà dei nuclei che poteva fruire del RdC.
Assegno di Inclusione, platea ridotta rispetto al RdC
Le previsioni, poco incoraggianti, provengono dalla Commissione Europea, che boccia senza remore l’Assegno di Inclusione introdotto dal Governo Meloni da gennaio 2024 al posto del Reddito di Cittadinanza.
Il Reddito di Cittadinanza ha fallito sotto molteplici punti di vista, soprattutto riguardo le dinamiche di attivazione al lavoro, però abbracciava più di un milione di percettori: quasi il doppio rispetto ai 589 mila che oggi ricevono l’Assegno di Inclusione.
E anche sommando i percettori dell’altro sussidio, il Supporto Formazione e Lavoro da 350 euro mensili, non si arriva comunque a un milione di beneficiari totali. Questo, infatti, ad oggi ha raggiunto circa 63 mila beneficiari su una platea potenziale di 250 mila persone. Si tratta di soggetti con un ISEE entro i 6 mila euro e un’età compresa tra i 18 e i 60 anni non compiuti che partecipano ad attività formative.
I dati della Commissione Europea
Nel suo report sulla convergenza sociale la Commissione Europea ha ripreso uno studio effettuato in passato dalla Banca d’Italia. Secondo Bruxelles, i requisiti dell’Assegno di Inclusione sono così stringenti da ridurre del 40% le famiglie italiane beneficiarie e del 60% quelle straniere.
Di conseguenza, l’incidenza della povertà è destinata a salire. Nel dettaglio, la povertà assoluta aumenterà dello 0,8% e quella dei minori dello 0,5%. A ciò si aggiunge un livello di occupazione tra i più bassi d’Europa, con il dilagare di contratti precari e part-time, e l’emergenza salari, nettamente al di sotto della media europea.
Il Ministero del Lavoro prova a difendersi dicendo che la bocciatura non terrebbe conto delle misure di politica attiva. Delle quali però si sa poco, visto che gli ultimi dati forniti dal Ministero di Palazzo Balestra sono aggiornati a marzo 2024.