Assegno Unico, Meloni propone lo stop per queste Famiglie

Meloni

Giorgia Meloni non le manda a dire e risponde a tono alle accuse della Commissione Europea avanzate nei confronti dell’Assegno Unico. Lo fa sia nella sua “TeleMeloni“, sia intervenendo durante il Festival dell’Economia di Trento.

Assegno Unico, folli le motivazioni dell’Europa

L’Assegno Unico Universale è la misura economica erogata mensilmente dall’INPS con la quale il Governo italiano provvede ad aiutare le famiglie con figli a carico fino a 21 anni (o senza limiti d’età se disabili). Ogni anno viene rivalutato all’inflazione e perciò subisce degli aumenti. Quest’anno, per esempio, è salito del 5,4%.

Alla Commissione Europea però non piace uno dei requisiti di residenza che limitano l’accesso alla prestazione. Per accedere all’Assegno Unico, infatti, occorre che il richiedente sia o sia stato residente in Italia per almeno due anni, anche non continuativi. In alternativa, deve essere titolare di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a tempo determinato di durata almeno semestrale. Una condizione questa che da Bruxelles ritengono discriminatoria.

Non è così secondo Giorgia Meloni, che anzi definisce le motivazioni della Commissione Europea surreali e folli. Queste le sue parole:

Nonostante i 719 euro di aumento l’anno di cui hanno beneficiato le famiglie più fragili, la Commissione Europea ha deciso di aprire una procedura di infrazione sull’Assegno Unico con motivazioni che io non ho difficoltà a definire folli (o surreali, dice invece durante il Festival dell’Economia di Trento, ndr). Ci dicono che se vogliamo mantenere l’Assegno Unico dobbiamo riconoscerlo a tutti i lavoratori dell’Unione Europea e potenzialmente anche a tutti i lavoratori extracomunitari che stanno in Italia anche quando hanno i figli in patria. Se dovessimo dare seguito a quello che dice la commissione europea, per noi la misura sarebbe economicamente totalmente insostenibile e in secondo luogo si presterebbe a diverse truffe perché per noi sarebbe difficile, se non impossibile, verificare il reddito ISEE di molti di questi potenziali percettori“.

Percettori del Bangladesh che lavorano in Italia, per esempio, del quale si dovrebbe calcolare il reddito in Bangladesh, aggiunge sempre la Premier durante il suo intervento a Trento. “Spero che la prossima commissione Europea abbia un approccio più ragionevole su queste materie, altrimenti daremo battaglia“, conclude la Meloni.

Ma in realtà, i cittadini del Bangladesh residenti in Italia da lei menzionati che hanno i figli in Bangladesh anche adesso non hanno diritto all’Assegno Unico, se non vivono nello stesso nucleo familiare del genitore richiedente la misura.

Ciò che viene contestato all’Italia, dunque, è il fatto che le famiglie residenti in Italia da meno o per meno di 2 anni non possano accedere all’Assegno Unico. Una condizione, questa, che esclude numerose famiglie recentemente immigrate.