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Contratto Metalmeccanici, non ci sarà l’aumento di 280€ (né le 35 ore settimanali): l’annuncio

Il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei metalmeccanici si farà, ma l’aumento non sarà di 280 euro euro (al livello C3). No ‘secco’ degli Industriali anche alla richiesta di ridurre la settimana lavorativa a 35 ore. I due punti chiave della piattaforma sindacale.

E’ quanto emerge a poche ore dalla chiusura della seconda riunione per il rinnovo del CCNL Metalmeccanica Industria che va in scadenza il 30 giugno 2024.

Le dichiarazioni di Federmeccanica e Assistal sono state raccolte al tavolo dai sindacati Fim-Fiom-Uilm. Si tratta quindi delle posizioni ufficiali delle Imprese, che vengono divulgate in queste ore tramite i canali social e comunicati stampa.

“Col rinnovo vogliono pagare pochi euro”

Non condivide la linea espressa dalle due federazioni del mondo Confindustria il Segretario Generale Fiom-Cgil Michele De Palma che annuncia via social:

“Oggi c’è stato il secondo incontro con le rappresentanze datoriali. Federmeccanica e Assistal hanno detto ‘no’ alle nostre proposte su salario e orario. Vogliono tornare al passato, quando si pagavano pochi euro gli aumenti del contratto nazionale e non vogliono riconoscere un investimento vero sui lavoratori e sulle lavoratrici metalmeccaniche che serve a costruire l’industria metalmeccanica del futuro”.

In foto il Segretario Generale Fiom-Cgil Michele De Palma durante il suo intervento via social, al termine della riunione sindacale con gli Industriali

“280 euro non negoziabili”

Dura è anche la posizione di Rocco Palombella Segretario Generale Film-Uil che in un comunicato fissa i paletti:

“La nostra richiesta di 280€ di incremento salariale nel triennio al livello medio e la riduzione dell’orario di lavoro, unitamente alle richieste sul miglioramento del welfare, per noi non sono negoziabili”. 

Il motivo sta nell’IPCA stesso, che non consente il recupero reale e completo dell’inflazione, cioè dell’aggravio dei costi al consumo che erode il potere di acquisto dei lavoratori. E lo spiega bene proprio Palombella: “Con l’ultima tranche di oltre 130€, legata al dato dell’Ipca, i lavoratori hanno recuperato solo parzialmente il potere d’acquisto perso. Il nostro compito è sempre stato quello di restituire una vita più dignitosa possibile al lavoratori, coloro che insieme alle aziende generano ricchezza nel nostro Paese”.

“35 ore settimanali possono attrarre i giovani”

Delusione viene mostrata anche con riguardo alla netta chiusura delle Aziende rispetto alla prospettiva di ridurre l’orario settimanale da 40 a 35 ore, per tutti, a parità di salario. Come da piattaforma sindacale. Gli Industriali hanno un’altra idea: percorrere la strada dei PAR e delle ferie (per approfondire clicca qui).

Per il Segretario Uilm è una questione di interesse non solo dei lavoratori più esperti, ma vuole essere anche una nuova modalità di lavoro per avvicinare i giovani alle “officine”.

“L’orario di lavoro – specifica Palombella – è fondamentale per rilanciare le nostre industrie manifatturiere. È arrivato il momento di ridurre l’orario di lavoro settimanale a 35 ore a parità di salario, per attrarre le nuove generazioni, bilanciare vita e lavoro, per risolvere le crisi industriali e affrontare le transizioni ecologiche e digitali in atto. Per questo abbiamo chiesto la sperimentazione di questo strumento nelle aziende metalmeccaniche. Nelle aziende italiane ed europee dove questo è già una realtà c’è stato un incremento della produttività e un miglioramento del benessere dei lavoratori”.

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