Si parla in questi giorni dell’estensione dei buoni pasto al personale scolastico, notoriamente esclusi da sempre. A far riemergere la rivendicazione la piattaforma di Anief, una delle sigle sindacali firmatarie del CCNL Istruzione Ricerca.
Il suo segretario Marcello Pacifico lo ha annunciato nei giorni scorsi: i buoni pasto devono entrare nelle Scuole. Deve rompersi quel dualismo con gli altri comparti pubblici dove il ticket pasto viene erogato regolarmente. E c’è attesa su quelle che saranno le linee di indirizzo espresse dal Ministro dell’Istruzione Giuseppe Validatara che si esprimerà il 4 luglio. Da lì si capiranno quali saranno le prospettive per gli adeguamenti economici per docenti e ATA.
Al momento è difficile pronosticare come andrà a finire. E’ possibile però immaginare chi, soprattutto tra i docenti, potrebbe rischiare di rimanere escluso da questa eventuale misura in ragioni di condizioni oggettive.
Tra i principali candidati ci sono i dipendenti degli Istituti Scolastici Comprensivi che hanno al proprio interno il servizio mensa. In questo caso i docenti che accompagnano a mensa gli alunni già fruiscono della refezione. Spesso questa possibilità è ragione di polemica con il personale ATA, che ne sono esclusi.
Il buono pasto è infatti una modalità alternativa che ristora l’assenza del servizio mensa. Il confronto tra ARAN e sindacati sulla vicenda dei Buoni pasto potrebbe quindi portare ad una riflessione su cosa fare per questi docenti.
Esperienze positive per il personale scolastico sono presenti solo nelle province autonome di Trento e Bolzano, dove a partire dal 2024 il valore del Buono pasto è anche salito di 7 euro.
In questo caso spetta al personale del Comparto – area del personale ATA e assistente educatore, personale insegnante e coordinatori pedagogici delle scuole dell’infanzia, personale insegnate della formazione professionale, che svolgano un turno di almeno 3 ore complessive. Il buono, fruito attraverso una Card, raddoppia in caso di orario su tre turni giornalieri e sei di servizio.