Il sindacato Confsal-Unsa ha lanciato una petizione per avere subito in busta paga gli incrementi contrattuali del triennio 2022-2024.
Stipendi Pubblici: subito in busta paga gli incrementi
Il sindacato propone che sia avviata una trattativa veloce che arrivi, entro la scadenza del 31 dicembre, ad erogare a tutti i dipendenti l’incremento delle retribuzioni del 5,78%.
L’incremento del 5,78% delle retribuzioni permetterebbe di aumentare le retribuzioni di circa 154 euro lordi mensili.
La petizione è attiva su change.org.
Il sindacato autonomo Confsal-Unsa ha fatto un’analisi dell’incremento delle retribuzioni negli ultimi 15 anni.
All’aumento di circa il 3% del 2009 (circa 78 lorde di aumento), sono seguiti sei anni di blocchi contrattuali tanto che dopo ben nove anni il personale del pubblico impiego ha potuto vedere un incremento del 3,48% – pari a 80 euro medi lordi – che fu erogato nel 2018.
Dopo 4 anni, nel 2022, sono stati erogati incrementi contrattuali di circa il 4% con un aumento medio lordo di circa 105 euro.
Per la tornata 2022-2024 è previsto – e sono state stanziate risorse nelle legge di bilancio – per un incremento delle retribuzioni del 5,78% pari a circa 154 euro medi lordi.
Rischio incrementi inferiori per il comparto Funzioni Centrali
Il CCNL Funzioni Centrali 2019-2021 ha rivoluzionato l’ordinamento della categoria classificando il personale in 4 aree nelle quali sono inserite le cosiddette “famiglie professionali“.
Le funzioni centrali sono suddivise in 4 aree così schematizzate dall’Aran:
A distanza di due anni dalla firma del contratto, la quarta area è ancora vuota e, finora, solamente alcune amministrazioni pubbliche hanno stabilito le modalità di accesso alla nuova area.
Le fasce stipendiali sono state abolite e trasformate in assegno differenziale e gli stipendi tabellari base sono stati ridotti.
Con l’abolizione delle fasce stipendiali, trasformate in assegno differenziale, sorge un grande problema per gli stipendi dei dipendenti pubblici.
Gli incrementi stipendiali, infatti, potrebbero essere calcolati su un lordo tabellare inferiore rispetto al contratto precedente se non si tiene conto dell’assegno differenziale.
A farne le spese sarebbero i dipendenti più anziani che vedrebbero lo stipendio aumentare in misura inferiore rispetto ai neo assunti.
Per esempio, un incremento del 5% su uno stipendio di 2.000 euro mensili comprensivo dell’assegno differenziale corrisponderebbe a 100 euro di aumento.
Se però non si tiene conto del differenziale, la base sulla quale calcolare l’incremento sarà inferiore e saranno penalizzati i dipendenti con più anzianità.
Resta da conoscere se la volontà politica andrà in direzione di agevolare i neo assunti a discapito dei funzionari anziani tenendo presente che pochissimi di questi ultimi avranno l’opportunità di accedere alla quarta area.