Giugno è il mese degli aumenti salariali per i lavoratori metalmeccanici. Lo prevedono gli accordi di allineamento all’IPCA sottoscritti dai sindacati Fim-Fiom-Uilm, con le varie parti datoriali. Da Federmeccanica fino a Confapi.
L’incremento è quello azionato dalla clausola di garanzia che i CCNL di settore legano all’IPCA: per il 2023 si tratta del 6,9% che ha portato ad un + 137,52 euro al livello C2.
Adeguamenti distribuiti per tutti gli altri livelli di inquadramento, che hanno portato all’aggiornamento della tabella dei minimi retributivi come segue:
C’è chi ha preso più di 137 euro
Davanti al problema di chi – a causa degli assorbimenti sui superminimi – ha preso meno dell’incremento previsto, c’è anche la situazione opposta, di chi è arrivato a prendere addirittura di più. Per l’esattezza anziché ricevere il 6,9% in più, l’azienda ha deciso di erogare il 7,5% in più.
E’ accaduto in MEHITS – Mitsubishi Electric Hydronics & IT Cooling Systems con sede a Belluno. Una decisione “in controtendenza” sottolineano i sindacati Fiom e Fim del territorio veneto, in una nota che esprime preoccupazione “rispetto a quanto sta accadendo in molte altre aziende del settore metalmeccanico, dove sta accandendo che vengano assorbiti in automatico gli aumenti attraverso l’uso dei superminimi individuali”.
L’azienda nell’ultimo anno ha portato a casa brillanti risultati e di questi ne hanno beneficiato anche i lavoratori. Dapprima con un “premio di risultato di 2.959 euro e ora, oltre l’aumento del 6,9% previsto dal CCNL sui minimi tabellari (grazie alla clausuola di salvaguardia rivendicata e ottenuta dai sindacati nel 2021), guadagneranno un ulteriore 0,5% sempre sui minimi tabellari”.