Scuola: aumenti da 160 euro entro fine anno

Scuola

Il Governo – tramite L’ARAN – sta premendo affinché le Organizzazioni Sindacali firmino entro la fine dell’anno, almeno la parte economica dei contratti pubblici, tra il CCNL Comparto Scuola.

Scuola, le organizzazioni sindacali sono poco propense a firmare

Di fronte ad un incremento lordo – a regime – di 160 euro medie lorde mensili per il triennio 2022-2024, pari al 5,78%, le organizzazioni sindacali richiedono lo stanziamento di somme maggiori da parte del Governo che coprano almeno la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni degli ultimi cinque anni.

Anche se organizzazioni sindacali e ARAN non sono ancora arrivate alla definizione della parte economica, è assai probabile che, in questo specifico punto, le trattative si arrestino.

Il debito dell’Italia nel mirino dell’Unione Europea

Il debito pubblico dell’Italia, e quello di altri sei paesi, è sotto la lente d’ingrandimento dell’Unione Europea per il deficit eccessivo.

Sarebbero pertanto a rischio le seguente politiche economiche prese dal Governo Meloni:

  • decontribuzione;
  • bonus mamma;
  • diminuzione delle aliquote irpef

La decontribuzione del 6 e 7% è stata finanziata fino al 31 dicembre 2024. Fino alla stessa data è stata prevista la diminuzione delle aliquote IRPEF del 2% per la fascia da 15 mila a 28 mila euro.

I giornali economici parlano di un rientro del deficit con manovre annuali da 13 miliardi di euro per sette anni, fino al 2031.

La sola decontribuzione vale 15 miliardi di euro e potrebbe essere la prima misura a saltare, insieme ai 4 miliardi di euro investiti nella diminuzione dell’aliquota irpef.

Rinnovo Contratto Scuola, l’anticipo è possibile

A questo punto, anche senza un accordo sindacale, il governo potrebbe vedersi costretto ad anticipare, di propria iniziativa, gli aumenti contrattuali stanziati, dall’attuale legge finanziaria, a valere sul 2025.

Gli incrementi contrattuali, aventi decorrenza giuridica 31/12/2024, saranno erogati, dopo la firma del contratto, con decorrenza gennaio 2025.

Si tratta di circa 4 miliardi di euro previsti dalla Legge di Bilancio 2024.

Tecnicamente, è possibile procedere ad erogare anticipatamente, nel 2024, gli incrementi dovuti dal 2025, in quanto cadenti nella tornata contrattuale 2022-2024.

E mentre il rinnovo per il triennio 2022-2024 si allontana, si fa sempre più forte l’ipotesi che il Governo proceda, analogamente a quanto fatto nel 2023, ad erogare un anticipo sui miglioramenti economici dovuti per l’anno 2025.

L’anticipo degli incrementi contrattuali permetterebbe al Governo di ottenere una diminuzione della retribuzione contenuta con il taglio di aliquote irpef e contributi previdenziali.

L’aumento del 5,78% permetterebbe ai dipendenti pubblici di perdere circa il 3% della retribuzione (6% di decontribuzione più il 2% della diminuzione dell’aliquota IRPEF del 25%) rispetto al 9% con i tagli che il governo, inevitabilmente, sarà costretto ad effettuare.

Anticipi contrattuali: si prepara un autunno caldo

Il Governo si troverà, nel prossimo autunno, di fronte alle seguenti pressioni:

  • l’Unione Europea, che chiede un piano di rientro dal deficit eccessivo;
  • Le organizzazioni sindacali che chiedono aumenti delle retribuzioni per contenere l’impoverimento dei dipendenti pubblici;
  • Il problema del disimpegno americano nella NATO che, con il probabile cambio di amministrazione, spingerà gli alleati all’incremento delle spese militari.

Se a questi problemi aggiungiamo l’acuirsi delle tensioni all’interno della maggioranza, è probabile ipotizzare un incremento dell’instabilità politica.