Enti Locali, Stipendi troppo bassi è scelta politica

Statali

Con un articolo apparso il 22 luglio scorso “Il Gazzettino” rilevava come il lavoro presso gli enti locali non fosse attrattivo e la diminuzione del personale abbia raggiunto, negli enti locali, anche punte del 15%.

Gli stipendi bassi nei comuni sono il risultato di una precisa scelta politica

Che gli stipendi bassi siano il risultato di una scelta politica, è la tesi sostenuta dall’Associazione dei Segretari Comunali e Provinciali che sottolinea come i dipendenti dei comuni siano attratti, nel pubblico impiego, verso settori meglio retribuiti.

In particolare, le condizioni lavorative sono poco attraenti soprattutto nei piccoli comuni, “a causa di distanze, condizioni delle strade, collocazione geografica e mezzi di trasporto), sia su quello economico, sia per le prospettive di carriera, che in enti di piccole dimensioni sono sostanzialmente inesistenti.

Pessimismo anche per il presidente dell’Aran

Anche il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, ha condiviso il fatto che gli stipendi negli enti locali siano troppo bassi.

Il fatto che le retribuzioni vengano incrementate con una percentuale uguale per tutti i comparti, significa che le differenze tra i vari settori del pubblico impiego non verranno sanate con il prossimo contratto.

La perequazione tra le retribuzioni degli enti locali e quelle degli altri comparti potrebbe avvenire incrementando il salario accessorio.

Un incremento del salario accessorio, tuttavia, non sembra una base percorribile in quanto “gli enti locali dovrebbero farsi carico della
perequazione con i propri bilanci.
” cosa assai difficile in quanto la maggiore spesa è bloccata dalle rigidità del patto di stabilità interno.

La legge prevede l’armonizzazione delle retribuzioni tra i comparti

L’articolo 23, comma 1, del d.lgs 75/2023 dispone:

“Al fine di perseguire la progressiva armonizzazione dei trattamenti economici accessori del personale delle
amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, la contrattazione collettiva nazionale, per ogni comparto o area di contrattazione opera, tenuto conto delle risorse di cui al comma 2, la graduale convergenza dei medesimi trattamenti anche mediante la differenziata distribuzione, distintamente per il personale dirigenziale e non dirigenziale, delle risorse finanziarie
destinate all’incremento dei fondi per la contrattazione integrativa di ciascuna amministrazione”.

L’Associazione dei Segretari Comunali e Provinciali rileva che la norma:

  1. enuncia un fine ben preciso: l’armonizzazione dei trattamenti economici della PA;
  2. incarica la contrattazione nazionale di effettuare detta armonizzazione;
  3. consente espressamente di differenziare la distribuzione delle risorse finanziarie tra comparti.

    La conclusione a cui arriva l’Associazione è pertanto questa: “Se il sistema locale si avvicina al collasso emolti dipendenti cercano altre strade, è bene dirlo con chiarezza: si tratta di un evento per nulla casuale, ma frutto di scelte precise e volute”.