Continua ad allungarsi la lista delle città che hanno istituito un salario minimo da 9 euro l’ora per tutti gli operatori economici ai quali il Comune affiderà lavori, forniture e servizi.
Hanno fatto da pionieri i Comuni di Livorno e Firenze. I comuni umbri hanno poi seguito il buon esempio, insieme a quello di Milano, che ha pensato a un salario minimo metropolitano. Poi l’iniziativa è arrivata al Sud Italia. Dopo il Comune di Bacoli, che nel Meridione ha fatto da apripista, ecco che è giunta nel capoluogo partenopeo.
Salario minimo di 9 euro l’ora nel Comune di Napoli
Nessun azienda alla quale il Comune di Napoli affiderà lavori, forniture e servizi potrà riconoscere ai propri dipendenti una retribuzione inferiore a 9 euro l’ora. Lo ha deciso la Giunta comunale, approvando un atto di indirizzo finalizzato alla tutela della retribuzione minima oraria salariale nei contratti del Comune di Napoli.
Lo stesso Comune di Napoli ha riportato la notizia anche tramite un post sui social:
La delibera è stata adottata su proposta dell’assessora al Lavoro Chiara Marciani e impegna direttamente sia l’Amministrazione che le società partecipate del Comune, ossia quelle a cui verrà affidato un appalto pubblico. Il documento rientra tra le iniziative volute dal sindaco Gaetano Manfredi per offrire maggiori tutele ai lavoratori.
“Questa delibera – ha spiegato l’assessora Marciani – contiene anche vincoli sui contratti collettivi che devono essere applicati al personale impiegato nei lavori, nei servizi e nelle forniture oggetto di appalti pubblici, in coerenza con la disciplina prevista dal nuovo Codice dei contratti pubblici. L’Amministrazione intende garantire la dignità del lavoro e con gli ultimi atti approvati dalla Giunta vengono prescritte ulteriori garanzie, di sicurezza ed economiche, rispetto a quelle già previste dalla legislazione vigente.”
“Vogliamo lanciare un segnale dalla più grande città del sud, dove più che altrove è largamente diffuso il lavoro povero”, evidenzia il consigliere Sergio D’Angelo, firmatario dell’ordine del giorno approvato all’unanimità a novembre scorso e recepito dall’atto di indirizzo. “Basta paghe da fame, soprattutto da parte di chi esegue lavori per conto delle amministrazioni pubbliche“, ha concluso.
La CISL si oppone al salario minimo
Si oppone la CISL. Anch’essa affida il suo dissenso ai social:
Mericia Comberiati, segretaria generale della Cisl di Napoli, teme che tale retribuzione minima “arbitraria” introdotta con la delibera del Comune di Napoli possa rivelarsi controproducente e inefficace. Un salario minimo a 9 euro l’ora, infatti, rischierebbe di penalizzare i lavoratori che ad oggi guadagnano di più e, dunque, di schiacciare verso il basso i riferimenti retributivi dei lavoratori.
“Atti di indirizzo come questo del Comune di Napoli non sono condivisibili nel metodo e semmai dovrebbero essere promossi con la partecipazione ed il coinvolgimento attivo delle parti sociali. Per questo chiediamo un ulteriore confronto nel quale proporre e stipulare un Protocollo o accordo quadro che escludano però la condizione di una soglia retributiva minima oraria.”
Secondo la CISL, infatti, si dovrebbe optare per riconoscere ai lavoratori non un salario minimo imposto, bensì il trattamento economico complessivo previsto dai Ccnl maggiormente applicati e sottoscritti dalle associazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale. Che sia sopra o sotto la soglia dei 9 euro.