Ci sono sempre più supplenti nelle scuole italiane. I numerosi tentativi fatti nel corso degli anni dai vari Governi che si sono susseguiti per immettere in ruolo più insegnanti possibili non hanno dato i risultati sperati: dal 2017 ad oggi, infatti, si contano quasi 100 mila supplenti in più.
I numeri sono custoditi nella relazione generale 2023 sul rendiconto dello Stato. Li riporta Il Sole 24 Ore di lunedì 5 agosto.
Quanti sono i supplenti in Italia
Nell’anno scolastico 2017/18 le supplenze erano state 135.025 tra annuali (fino al 31 agosto) e fino al termine delle lezioni (30 giugno). Nel 2023/24 sono diventate 232.636. Quasi 100 mila in più (+72,2%). E l’anno prima, nel biennio 2022/23, erano addirittura 234.576.
Come aumenta il numero dei supplenti aumenta anche l’esborso da parte dello Stato, che solo tra il 2021 e il 2023 è salito da 5,08 a 6,8 miliardi di euro. Anche per via dell’aumento di stipendio a cui i supplenti hanno diritto a partire dal prossimo anno scolastico.
Il meccanismo delle quote pensionistiche e le diverse procedure di assunzione non hanno dato i frutti desiderati: anzi, sono serviti solo a far crescere il numero di contratti a tempo determinato.
Numeri questi che non sono giustificabili, soprattutto se si considera che in 7 anni gli alunni sono diminuiti: dal 2017 a ora, infatti, ci sono quasi 600 mila studenti in meno.
La soluzione
L’obiettivo è quello di assumere 70 mila nuovi insegnanti da concorso entro il 2026, di cui 20 mila nel 2024 e altri 20 mila nel 2025.
A fronte dei 64 mila posti disponibili, il Ministro dell’Istruzione Valditara ha deciso di restringere le assunzioni da autorizzare quest’anno, fissando la quota a 45 mila. L’obiettivo è duplice: «accantonare uno stock» da destinare alle prossime selezioni e scavallare per la prima volta il termine del 31 agosto per le immissioni in ruolo.
Come ricorda Il Sole 24 Ore, il decreto Sport-Scuola ha stabilito infatti che si potranno assumere i vincitori dei concorsi tuttora aperti fino al 10 dicembre. Il fine è quello di centrare e, chissà, magari superare il target di 20 mila insegnanti entro il 2024.
Tale meccanismo rischia però di generare all’inizio della scuola un ulteriore aumento del numero dei supplenti che avranno l’incarico fino all’arrivo dell’avente diritto. L’unico modo per evitarlo – scrive il quotidiano – è sperare che tra coloro che otterranno momentaneamente la cattedra ci siano quanti più vincitori di concorso possibili, che dunque potrebbero diventare di ruolo restando nella stessa cattedra ottenuta inizialmente a tempo determinato.
Anche perché, se ciò non dovesse accadere, il rischio sempre più concreto a detta dei sindacati è che nell’anno scolastico 2024/25 si arrivi a quota 250 mila precari.