Ecco quanti Metalmeccanici rischiano il posto nel 2025 con lo stop di Stellantis

Il forte rallentamento della produzione e degli investimenti di Stellantis in Italia può portare ad un tracollo economico e sociale. Questo lo sanno bene i sindacati che durante l’incontro con il Governo sul tavolo dell’Automotive, hanno denunciato i rischi che corre il nostro Paese e i lavoratori metalmeccanici.

Non solo quelli che lavorano direttamente con le imprese del Gruppo Stellantis, negli stabilimenti di Melfi, Mirafiori, Cassino, Termoli, Pomigliano d’Arco e Atessa, ma anche quelli impiegati presso le aziende della componentistica e dei servizi che stanno nell’indotto.

Dongfeng Motors investe in Italia

Al momento il gruppo guidato da Carlos Tavares non ha offerto alcuna garanzia per il futuro e così il Governo guarda con interesse agli investimenti che potrebbero fare, nel nostro Paese, altri player. Come il colosso cinese Dongfeng Motors, di proprietà al 100% dello Stato cinese. Dongfeng ha già aperto una sede in Italia mesi fa. Una quota del capitale pari al 10%, secondo quanto riportano le riviste specializzate, sarebbe di proprietà di Paolo Berlusconi, fratello del defunto Silvio.

Dongfeng Motors però già lavora da tempo in Italia, con il gruppo isernino Dr Automobilies fondato e guidato da Massimo Di Risio. Nuovi investimenti potrebbero aprire a nuovi posti di lavoro. Ma al momento ci si preoccupa più dei ‘cocci’ da raccogliere con il progressivo abbandono di Stellantis delle produzioni italiane, sceso dal 2023 al 2024 da 750mila a 500mila auto prodotte.

Licenziamenti di massa nel Gruppo Stellantis

Stellantis impiega nel nostro Paese circa 40.000 lavoratori metalmeccanici, tra produzione e servizi. E poi ci sono i lavoratori dell’indotto. Non meno di 10.000 sparsi in tutte le regioni.

La preoccupazione dei sindacati è la fine delle settimane di cassa integrazione durante il 2025. “Se non si interviene per tempo – scrive Fim-Cisl in un comunicato – ci saranno licenziamenti di massa” rispetto ai quali potrebbero essere coinvolti i lavoratori che già fruiscono degli ammortizzatori sociali. Esclusi tutti quelli che nel frattempo sono andati via o stanno andando via per effetto degli accordi di incentivo all’esodo.

“Per questo – ha sottolineato il Segretario Fim-Cisl Fernando Uliano chiamando in causa azienda e Governo – va ripreso quel metodo di lavoro e gli elaborati già fatti e vanno messi in campo gli strumenti di politica industriale necessari, a partire dalla predisposizione di interventi significativi sul rafforzamento dell’offerta e della riconversione industriale del settore coinvolto enormemente dalla transizione, fino ad oggi gli incentivi sono andati solo per la domanda all’acquisto. Rispetto a questo approccio – conclude Uliano – c’è un altro pezzo di ragionamento che va fatto con il Gruppo Stellantis per capire se il calo produttivo è dovuto ad un calo ciclico del mercato o qualcosa di strutturale su cui bisogna agire nel più breve tempo possibile”.