Pensionamenti più difficili per i Docenti: cosa succederà nel prossimo anno scolastico

Il mestiere del docente è sempre più in crisi. La crisi riguarda il fatto che gli stipendi sono bassi, le responsabilità sono crescenti e vanno aggiunti i problemi con i genitori.

Docenti: meno pensionamenti rispetto all’anno precedente

In questo anno scolastico i pensionamenti sono stati circa il 2% del corpo docente e, a nostro avviso, si tratta di un normale ricambio dove è difficile trovare una relazione con altre problematiche.

Rispetto all’anno precedente, dove ancora erano si sentivano gli effetti di “quota 100“, “quota 104” e “opzione donna“, quest’anno il numero dei docenti che hanno abbandonato l’insegnamento è più che diminuito.

Più difficile andare in pensione

Nell’anno scolastico 2023-2024 sono state limitate molte possibilità di lasciare il posto di lavoro e non si prevede che la situazione possa cambiare nel prossimo anno scolastico.

Ricordiamo che il personale della Scuola viene collocato a riposo d’ufficio dal 1/9/2025 se:

  • ha compiuto 67 anni dal 1/9/2024 al 31/8/2025 maturando almeno 20 anni di contributi;
  • ha più di 65 anni di età dal 1/9/2024 e nello stesso tempo ha maturato 41 anni e 10 mesi se donna oppure 42 anni e 10 mesi se uomo.

Il personale può andare in pensione volontariamente con:

  • 42 anni e 10 mesi di lavoro indipendentemente dall’età se uomo;
  • 41 anni e 10 mesi di lavoro indipendentemente dall’età se donna;
  • con 41 anni di lavoro maturati al 31/12/2023;
  • con 38 anni di lavoro e 62 anni di età maturati al 31/12/2021;
  • con 38 anni di lavoro e 64 anni di età maturati al 31/12/2022.

Per quanto riguarda opzione donna e ape social, le casistiche sono sempre state molto ridotte nel mondo della Scuola.

Quindi si può affermare che i docenti che andranno in pensione hanno tra i 62 e i 67 anni di età con anzianità di servizio superiore ai 40 anni.

Di quanto saranno le pensioni?

Il trattamento pensionistico dei docenti con un’anzianità superiore ai 41 anni di servizio va dai 1.800 ai 2.000 euro netti al mese.

Il calcolo della pensione avviene ancora con il sistema misto, dove una parte della pensione è calcolata su una percentuale di retribuzione dell’ultimo stipendio.

A questo va aggiunto che i pensionati, ad inizio anno, hanno la perequazione automatica, e quindi aumenti di pensione legati al tasso di inflazione.