Non c’è ancora un’intesa sulla riforma pensioni del 2025. Il Governo è già a lavoro sulla Legge di Bilancio per il prossimo anno e il capitolo pensionistico è sempre uno dei più pesanti.
La Lega spinge per Quota 41, Forza Italia vuole un ulteriore aumento delle pensioni minime. Più ambiziosa la Ministra del Lavoro Calderone, che punta a una riforma strutturale che preveda sia l’introduzione di nuovi elementi per favorire la flessibilità in uscita sia nuove risposte per i giovani.
Pensione, cosa succederà nel 2025?
Secondo quanto rivelano fonti vicine al Governo, tra le poche certezze dovrebbero esserci la proroga di Ape sociale e di Opzione Donna.
Secondo quanto riporta il Corriere della Sera di mercoledì 21 agosto, entrambi i due meccanismi di pensionamento anticipato riguarderebbero pochissime migliaia di persone: le richieste di Ape sociale giunte nel primo trimestre del 2024 sono un quarto rispetto a quelle del 2023 (mille contro le circa 4.000). Anche Opzione Donna per adesso è stata richiesta solo da 1.700 lavoratrici contro le 5.300 dell’anno passato. Non è difficile da credere, visti i tre requisiti che limitano fortemente la possibilità di accedervi (essere disabili al 74%, caregiver o dipendenti di aziende in crisi).
La Lega inoltre vuole sostituire l’attuale Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi) con Quota 41, per la quale basterebbe avere solo 41 anni di contributi per andare in pensione, indipendentemente dall’età anagrafica. Ma anche questa soluzione convince poco, visto che nella proposta del Carroccio sarebbe da riconoscere interamente con il calcolo contributivo, con un calo dell’assegno almeno del 15%.
La proposta per i giovani
Intanto la Ministra Calderone sta pensando a una soluzione per favorire la flessibilità in uscita e, al contempo, dare qualche risposta in più ai giovani, il cui futuro previdenziale è più che incerto.
A tale proposito, a settembre dovrebbe riprendere il confronto con i sindacati. Secondo fonti di governo e come riportato da il Corriere della Sera, sul tavolo potrebbe approdare la proposta di usare la rendita maturata nei fondi pensione integrativi per raggiungere la soglia necessaria (3 volte l’assegno sociale, cioè 1.600 euro, ma si potrebbe tornare a 2,8) ad accedere al pensionamento anticipato (ossia 64 anni di età con 20 di contributi) per chi ha cominciato a lavorare dopo il 1995 e sta nel regime contributivo.
Per rafforzare tali fondi pensione, la Lega avrebbe proposto l’obbligo di versare in essi il 25% degli accantonamenti del TFR. Ma resta ancora tutto da decidere.