Quota 41 in vigore dal 2025: conviene?

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Quota 41 contributiva è la nuova battaglia della Lega. Il partito di Salvini propone il superamento della legge Fornero incentivano l’uscita con 41 anni di servizio.

Quota 41: si perde tutta la parte retributiva della pensione

Con la proposta della Lega, verrebbe abolita la parte retributiva del calcolo della pensione verrebbero abolite:

  • la Quota A relativa ai periodi maturati fino al 1992;
  • la Quota B relativa ai periodi maturati dal 1993 al 1995

resterebbe invece in vigore la Quota C, cioè la parte contributiva della pensione.

La pensione, pertanto sarebbe calcolata con il solo sistema di calcolo contributivo, così come accade per l’opzione donna.

Quota 41: chi ci rimette?

E’ facile individuare i soggetti che ci rimetteranno con questa operazione:

  • chi ha riscattato il periodo di laurea prima del 1995;
  • chi ha ricongiunto i periodi assicurativi prima del 1995.

Possiamo ipotizzare una perdita tra il 15 e il 30% dell’importo netto della pensione.

Pensioni più basse ma subito

Le pensioni erogate, mancanti della parte retributiva sarebbero erogate subito ma solo con il calcolo contributivo: ma ne vale la pena?

Una donna lavoratrice matura il diritto con 41 anni e 10 mesi. Rinunciare quindi anche al 30% dell’assegno pensionistico in cambio di un anno di lavoro in più potrebbe non essere conveniente.

Lo stesso vale per i lavoratori di sesso maschile che maturano l’assegno pensionistico a 42 anni e 10 mesi.

Il parere di Elsa Fornero “Quota 41 è uno slogan populista”

Contraria all’introduzione è Elsa Fornero che, in un articolo su “la Stampa” ha sostenuto che “il governo non tiene conto della demografia e delle risorse che lo stesso esecutivo ha sottratto a Scuola e Sanità.”

Sulla stessa linea è l’ex presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, per il quale è necessario, prima di introdurre quota 41, a dare la precedenza ai lavori usuranti