Nel 2025 il Trattamento di Fine Rapporto potrà essere prelevato con il sistema del silenzio-assenso per essere versato nei Fondi pensione. La proposta di Lega, Fratelli d’Italia e Noi Moderati piomba nuovamente nel dibattito parlamentare dopo che l’emendamento alla Manovra di Bilancio sul TFR è stato giudicato ammissibile e sarà sottoposto a votazione nelle prossime settimane.
Se approvato a maggioranza diverrà parte della Legge di Bilancio e l’anno prossimo i lavoratori dovranno prestare particolare attenzione ed essere maggiormente consapevoli di cosa può accadere ad alcune voci della loro busta paga.
Silenzio-assenso: come funziona la destinazione del TFR
Il dibattito si è aperto la scosa estate quando la Ministra del Lavoro Marina Calderone in più di un’occasione aveva dichiarato di essere «assolutamente d’accordo su un nuovo semestre di silenzio-assenso per il versamento del Tfr nei fondi pensione».
Il sistema dovrebbe essere analogo a quello conosciuto dai lavoratori nel 2007 con il decreto legislativo n. 252/2005. In quel caso nel semestre gennaio – giugno 2007 i lavoratori erano stati chiamati ad esprimesi circa la destinazione del TFR. Il silenzio del lavoratore equivaleva a volontà di adesione. Furono esclusi i lavoratori domestici e i dipendenti delle pubbliche amministrazioni.
Il TFR maturando poteva essere destinato ai fondi di previdenza complementare previsti dagli accordi o contratti collettivi nazionali o territoriali di lavoro applicato in azienda. Come ad esempio: COMETA per i lavoratori metalmeccanici previsto dal CCNL Industria, FONTE per i lavoratori del terziario, ecc.
Il TFR maturato fino al momento della scelta non veniva toccato, quindi non era oggetto di versamento ai fondi.
Il sistema che sarà attivato nel 2025 sarà quindi similare a quello visto 18 anni fa. Anche l’obiettivo è analogo: favorire l’incremento delle adesioni alla previdenza integrativa.
Perchè il Governo vuole favorire la Previdenza integrativa
In futuro Inps avrà sempre più difficoltà a garantire assegni adeguati e dignitosi. La precarietà e le basse retribuzioni dei lavoratori sono una parte del problema.
Dunque, obiettivo del Governo non è in sé per sé quello di far lievitare il numero degli iscritti ai fondi di previdenza integrativa. Ma quello di avvicinare i lavoratori al secondo pilastro pensionistico per garantire ai pensionati del futuro degli assegni complessivamente migliori di quelli che avrebbero, col solo intervento da parte delle pensioni Inps.