I genitori non hanno sempre l’obbligo di mantenere i figli, soprattutto qualora questi abbiano raggiunto la maggiore età e siano in grado di provvedere da soli a loro stessi.
Lo ha stabilito la Corte di cassazione, con l’ordinanza n. 27818 del 28 ottobre 2024.
Obbligo di mantenere i figli: quando c’è
La Costituzione (all’art. 309) e il Codice Civile (all’art. 147) stabiliscono che i genitori hanno l’obbligo di mantenere i figli finché questi non raggiungono l’indipendenza economica. Tale obbligo non viene meno con il compimento dei 18 anni, tuttavia la giurisprudenza ha stabilito dei limiti nel dovere di mantenimento dei figli.
Il figlio deve dimostrare di stare facendo di tutto per provare a mantenersi da solo. Se la non indipendenza economica dei figli maggiorenni è causata, infatti, da colpevole inerzia o rifiuto ingiustificato alle diverse occasioni lavorative, il figlio maggiorenne potrà vedersi revocato l’assegno di mantenimento.
L’assegno viene dunque revocato quando il figlio maggiorenne frequenta l’università ma senza profitto o quando non si impegna a cercare un impiego stabile.
Assegno di Inclusione ai maggiorenni neet
In una recente ordinanza (Cassazione civile, sez. I, ordinanza 28 ottobre 2024, n. 27818), la Corte di Cassazione ha chiarito meglio tali aspetti. La Corte ha specificato che il figlio maggiorenne che intenda svolgere una vita dignitosa senza avere le risorse per farlo non può contare esclusivamente sui genitori. Questi ultimi infatti non sono obbligati a soddisfare l’esigenza della vita dignitosa a cui il figlio ambisce, se non lavora e non studia (cosiddetti Neet). A tal fine ci sono gli strumenti statali di sostegno al reddito.
Pertanto, secondo i giudici, il figlio maggiorenne che non studia e non lavora e i cui genitori sono separati o divorziati può richiedere l’Assegno di Inclusione.
Aumentando l’età del figlio maggiorenne, infatti, si riducono tendenzialmente le condizioni per ottenere l’assegno dal genitore e per questo motivo interviene lo Stato. Resta fermo comunque l’obbligo della famiglia di versare eventuali alimenti per soddisfare le esigenze più essenziali di vita del figlio bisognoso.